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Enrico Muttoni 15 agosto 2015
L'opinione di Enrico Muttoni
Ritorniamo allo status quo della Muraglia
<i>Ritorniamo allo status quo della Muraglia</i>

L’intervento di Giancarlo Spirito riguardo la questione depuratore- Calich-marea gialla è davvero chiarificante. Nel senso che spiega perfettamente l’approccio che un politico locale ha nei confronti di un problema tecnico relativamente semplice, quello della depurazione dei reflui urbani. Ma spiega anche l’insostenibile leggerezza con la quale un’intera classe politica tratta questioni tecniche riguardo le quali è totalmente impreparata. Si continuano infatti a mescolare due problemi ben separati tra loro: la depurazione delle acque, e la loro re-immissione nell’ambiente. La legge prevede che un impianto di depurazione possa scaricare acque trattate conformemente a due tabelle di specifiche: la prima, che pone i limiti per il versamento in un acqua superficiale; la seconda, più restrittiva, per il versamento sul terreno o per il riutilizzo in agricoltura. La depurazione viene fatta da una macchina, il depuratore, di cui esistono migliaia di esemplari dovunque. La conduzione del depuratore è demandata ai tecnici, che normalmente eseguono il compito senza difficoltà.

Ben altro problema è lo scarico delle acque depurate, dove la politica (non ignara di riferimenti tecnici) ha il compito di decidere le modalità dello scarico stesso, ovvero il punto in cui le acque confluiranno nel corpo recipiente. Come ha ben spiegato Spirito, l’ansia di spendita di copiosi finanziamenti ha invece fatto perdere la testa a legioni di amministratori. Il primo errore commesso è stato quello di elaborare il progetto in funzione del finanziamento,e non il contrario. In un paese eticamente sano, infatti, prima si fa un progetto, e poi si chiedono i finanziamenti. Si è perciò provveduto a dichiarare insufficiente e obsoleto l’impianto del Mariotti, e dopo si è dato il via alla faraonica opera di mandare i liquami in zona industriale di San Marco, a costo di sottomettersi, per l’eternità, al pagamento di una bolletta elettrica stratosferica.

Si noti che il depuratore di San Marco si trova a 24 metri di quota sul livello del mare: e c’era qualcuno che, all’epoca, aveva ventilato l’ipotesi di inviare i liquami a Surigheddu (100 metri di quota). La cifra calcolata per il pompaggio era tale da ridurre a miti consigli anche l’amministratore più spregiudicato. Comunque, la nuova sezione del depuratore a San Marco è stata costruita, e i reflui sono stati riversati in direzione del mare via rio Filibertu e stagno di Calich. Che è stato riempito e ha iniziato a colorare di giallo il mare di Maria Pia. Ci sono state strenue resistenze, con richieste di studi e approfondimenti,, ma alla fine la correlazione causa-effetto è apparsa a tutti indiscutibile: il mare di Maria Pia è giallo a causa non del depuratore (che fa il suo dovere) ma dell’enorme volume dei reflui e di una scelta incosciente del punto di scarico. Ora è chiaro che bisogna trovarne uno nuovo. Il depuratore, senza modifiche, può scaricare solo in mare o su un acqua superficiale: non il Filibertu, che di acqua, per molti mesi l’anno, non ne ha.

Qualcuno aveva già pensato al riutilizzo dei reflui in agricoltura: il primo accordo in tal senso fu sottoscritto dal sindaco Baldino e dal presidente del consorzio Nurra Zirattu nel 2002. Il mio primo intervento pubblico contro quella scelta risale proprio a quell’epoca. Per riutilizzare le acque in agricoltura, dunque, a San Marco va aggiunta un’ulteriore fase di depurazione. Ammesso che ciò si faccia, ci si trova di fronte a problemi tecnici non secondari. Il costo del ri-solllevamento delle acque per la distribuzione, la pretesa di far transitare acque depurate nelle medesime tubazioni dell’acqua grezza, e l’obbligatorietà della scelta. Si pensi che c’è la proposta, proprio per evitare intasamenti, di mescolare i reflui con l’acqua grezza, per madarla a destinazione: la Nurra (o meglio gli sfortunati obbligati ad irrigare) verrebbe a trovarsi in un regime di piogge costanti ed abbondanti. Il tutto, senza la benché minima sperimentazione, e senza un piano di sicurezza in caso di guasti del depuratore. Non voglio annoiare ulteriormente i lettori riguardo le caratteristiche chimiche dell’acqua depurata.

Voglio dire a questi punto a Giancarlo Spirito che è perfettamente inutile andare a cercare i responsabili se non addirittura i colpevoli, è tempo perso. Bisogna però che i politici ascoltino i pareri dei tecnici prima di fare le scelte, e non piegare i progetti alla ragion di stato, o meglio alla ragion di portafoglio. Bisogna cessare con le ipocrisie, come quella di considerare, per esempio, Abbanoa come parte terza e imparziale. Abbanoa è organo politico, perché un tecnico serio,e ce ne sono, non accetterebbe mai di prendere in carico una mostruosità come quella del sistema fognario di Alghero. Che è il terzo grande problema, ben distinto dai due precedenti. I reflui vanno scaricati a mare, evitando di far fare alle campagne della Nurra la fine delle vacche britanniche, rese pazze da una alimentazione a base di scarti, se non di rifiuti. E gli amministratori studino il problema: ma per davvero. E imparino che non esiste il blum algale, ma il bloom algale. E che la posidonia si chiama poseidonia, anche se sloga la mascella. Si potrà così tornare allo statu quo (o status quo?) quello in cui gli Algheresi andavano al gabinetto sicuri che i loro rifiuti andavano, inavvertiti, a disperdersi davanti alla muraglia senza cambiare colore al mare.
12:21
Permettetemi di esprimere il mio dissenso riguardo alla situazione dello stadio Mariotti nella mia città. È giunto il momento di immaginare e costruire un futuro migliore per quell’area, che potrebbe diventare una piazza meravigliosa, unica in tutta la Sardegna, capace di ospitare eventi di ogni genere. Un luogo vivo, funzionale, centrale.



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