A.B.
14 ottobre 2015
Licenziato da Sogeaal, scrive a Mattarella
L´algherese Carlo Ibba spiega la sua triste vicenda professionale «che è arrivata dal Presidente della Repubblica fino al Csm, passando per la Commissione Europea»

ALGHERO – L'algherese Carlo Ibba, licenziato dalla Sogeaal, dopo la sentenza giunta dopo tre anni di iter tra i tribunali, ha deciso di scrivere anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (allegando i documenti di archiviazione, rinvio a giudizio e di testimonianza, un articolo di giornale e la documentazione depositata alla Suprema Corte di Cassazione), passando per il Csm e per la Commissione Europea. Ecco, di seguito, la lettera del lavoratore e la risposta del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.
Mi chiamo Carlo Ibba nato ad Alghero ex dipendente della Sogeaal Società di gestione aeroporti Alghero. Dopo tre anni di tribunali la sentenza è arrivata e sono stato dichiarato dai giudici disoccupato a vita, infatti questi giudici hanno dato ragione alla azienda che mi aveva licenziato, ora quei giudici che non avrebbero letto il fascicolo a detta di molti addetti ai lavori viste poi le motivazioni, accolgono il provvedimento aziendale senza uno straccio di prova senza una testimonianza che mi accusasse di qualcosa, senza un contraddittorio. Quei giudici non mi hanno mai fatto parlare non hanno tenuto nemmeno conto delle conclusioni a cui sono giunti i giudici penali con la richiesta di archiviazione nei miei confronti, richiesta n.5943/2012 Rg Mod.21. Rinviando a giudizio il querelante quale imputato dei reati ascritti con decreto n.1329/12 Rg21/bis del 25feb.2014. Dopo aver presentato i decreti riteniamo che le motivazioni addotte sia in primo grado n.972/2013.Rg in appello sentenza n.220/129/14 Rg del 16/07//2014 ed in Cassazione n.16682/2015 per il rigetto sono deliranti ed incomprensibili coniugate da congetture espresse dalla fantasia dei giudici civili, che non trovano riscontro nelle testimonianze rilasciate dai testimoni ai Carabinieri in data 20.08.2012 avanti al Mar.Ca., addirittura (i giudici) avallando versione diversa di un testimone rispetto alla prima stesura rilasciata ai Carabinieri e allo stesso giudice che mi ha giudicato per due volte confermando la sentenza redatta da se stessa n.972/2013.R.G., senza considerare le nostre proteste e rimostranze nei confronti del testimone (allego). Ora io ho sempre sostenuto la correttezza della giustizia, ma oggi quei giudici mi hanno spedito nella disoccupazione e nella disperazione e senza un reddito con una sentenza ingiusta e ridicola nelle sue motivazioni. Questi giudici hanno trasformato la mia vita in un incubo decidendo che io sono il colpevole di un fatto che a detta dei giudici penali si chiama difesa ad una offesa. Ora io sono consapevole che l'ingiustizia nei miei confronti è stata perpetrata, chiedo a chi ha competenza di aiutarmi a sconfiggere la mala giustizia io non mi fermo e chiedo di arrivare al tribunale per i diritti dell'uomo o a qualche commissione per i diritti dei lavoratori, perché i miei diritti sono stati calpestati la legge è stata calpestata ricordando che la legge è al di sopra degli uomini e non il contrario. Spero che questo appello venga raccolto e giudicato da autorità terza rispetto ai giudici italiani e portato all'attenzione della pubblica oppinione perché secondo me è stata perpetrata una ingiustizia ed una discriminazione.
Gentile signor Ibba, rispondo al messaggio di posta elettronica diretto al Signor Presidente della Repubblica. Pur comprendendo il suo stato d'animo, devo purtroppo comunicarle che, in base al dettato costituzionale, il Capo dello Stato non è titolare di poteri di iniziativa o di intervento sulla vicenda da lei lamentata. Essa riguarda infatti situazioni sulle quali spetta esclusivamente alla Magistratura assumere provvedimenti nell'autonomo e indipendente esercizio delle relative funzioni. Non risulta pertanto possibile compiere in questa sede una valutazione dei fatti da lei evidenziati, ne in alcun modo intervenire nel senso da lei auspicato. Non di meno, le questioni rappresentate sono state sottoposte alla valutazione del Consiglio Superiore della Magistratura, sede propria per la determinazione sulla condotta dei magistrati. Al Consiglio Superiore potrà perciò rivolgersi, ove lo ritenga, per conoscere l'esito della trattazione.
Nella foto: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
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