M.F.
5 maggio 2007
Incontro con Sabino: “Gramsci filosofo e militante politico”
A settant’anni dalla sua morte, la figura di Antonio Gramsci continua ad affascinare gli studiosi di tutto il mondo

ALGHERO - Ieri nella sala conferenze del caffè letterario “Il Manoscritto”, si è tenuto un incontro dedicato all'uomo e soprattutto al pensatore politico Antonio Gramsci, che a settant’anni dalla sua morte continua ad affascinare numerosi studiosi di tutto il mondo. All’appuntamento erano presenti Antonio Buluggiu, redattore insieme al ricercatore della Normale di Pisa Cristiano Sabino della rivista “Camineras” ed il professore e scrittore Antonio Arca, anche lui collaboratore del periodico. L’introduzione della serata, affidata a Buluggiu, è stata dedicata proprio alla rivista “Camineras” che in questi giorni ha dedicato un numero speciale sulla figura di Antonio Gramsci. Il redattore ha spiegato prima di tutto che “camineras”, parola che significa “sentieri “ è una rivista che guarda la Sardegna da un punto di vista internazionale, dichiarando: «Noi guardiamo il mondo da sopra il nuraghe e ci confrontiamo con il mondo stesso». In questo numero della rivista si è cercato di descrivere il personaggio non come di solito si fa, cioè dividendo l’uomo politico dal pensatore-filosofo, ma di descrivere la sua figura di militante e uomo aperto a numerosi aspetti che non riguardano soltanto la vita politica. Gramsci, come è noto, fu giornalista, pensatore politico, deputato al parlamento italiano e, dal 1926 all'Aprile del 1937, prigioniero politico della carceri fasciste da cui uscì cadavere, il giorno 27. Ed in questi undici anni di difficile prigionia, Antonio Gramsci, malgrado le gravi condizioni di salute in cui versava, ebbe modo di leggere, riflettere e pensare e, dal 1929 al 1935, di tenere dei quaderni di appunti e note che, una volta ritornato uomo libero, avrebbe trasformato in saggi organici e compiuti. La morte, invece, gli impedì questo secondo passaggio. Nella serata sono stati letti alcuni brani, tratti soprattutto da articoli che Gramsci scrisse contro il professore da lui definito “volgare”, Achille Loria. Scritti dove il pensatore-filosofo ci appare non come molti cercano di rappresentarlo, cioè “buono”, ma graffiante, irriverente e a tratti “cattivo”. In chiusura di serata, Cristiano Sabino ha spiegato e raccontato quella che Gramsci definiva “Rivoluzione passiva”, con un termine che il pensatore prende in prestito dal liberale moderato Vincenzo Cuoco, lo storico che raccontò della fallita rivoluzione giacobina napoletana del 1799. Rivelando poi, che il modello ideale di una perfetta “rivoluzione” è per Gramsci l’esempio della rivoluzione francese, caso in cui il popolo ha partecipato compattamente ed in modo attivo alla sommossa, non creando così quel divario tra intellettuali e massa, definendola quindi “rivoluzione integrale”.
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