Red
14 dicembre 2019
Reddito di cittadinanza: tre furbetti ad Alghero
Negli ultimi mesi, i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Sassari hanno scoperto nove casi di indebita percezione del Reddito di cittadinanza, per oltre 10mila euro. Tra questi, un operaio edile, un addetto ad una discoteca ed un barista nella Riviera del corallo

ALGHERO - Il Comando provinciale della Guardia di finanza di Sassari, nel corso degli ultimi mesi, ha ulteriormente intensificato su tutto il territorio di competenza i controlli sulle cosiddette “prestazioni sociali agevolate” (ovvero, sui sussidi concessi a cittadini in condizione economica e sociale svantaggiata), con particolare attenzione al reddito di cittadinanza. Il lavoro delle Fiamme gialle si è concretizzato in sedici controlli sulla nuova misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà scoprendo nove persone che percepivano il sussidio senza averne diritto.
Nella maggior parte dei casi, le persone sono state trovate a lavorare “in nero”: è il caso di un operaio edile e di un addetto ad una discoteca ad Alghero, di un barista e di una cameriera a Sassari ed in un paese dell’hinterland e di un aiuto pizzaiolo ed un lavapiatti in Gallura. In un’occasione, un ragazzo era stato regolarmente assunto in un bar di Alghero, ma non aveva comunicato all’Inps di aver trovato un impiego, mentre due donne a Tempio Pausania avevano “dimenticato” di informare l’Istituto di previdenza sociale che tre componenti dei propri nuclei familiari avevano iniziato un’attività lavorativa. Le posizioni irregolari sono state segnalate all’Autorità giudiziaria ed alla Direzione provinciale Inps di Sassari competente per la revoca del beneficio e per il recupero delle somme indebitamente percepite, quantificate in oltre 10mila euro.
Le variazioni reddituali e patrimoniali, infatti, vanno comunicate all’Inps nelle tempistiche previste dalla legge, pena l’immediata revoca del sussidio, con conseguente restituzione degli importi percepiti indebitamente e la denuncia all’Autorità giudiziaria nel caso di omissione o false dichiarazioni, punite con la reclusione da uno a tre anni. Anche i redditi provenienti da attività irregolari, come nel caso del lavoro “in nero”, una volta accertati, causano la decadenza del beneficio. I finanzieri, in tutti i casi, hanno concentrato l’attenzione sulla veridicità dei dati delle autocertificazioni presentate, vale a dire sulle informazioni che non emergono dalle verifiche automatiche delle istanze, ma che possono essere scoperte solo attraverso l'incrocio dei dati acquisiti nell’ambito di tutte le attività istituzionali con le banche dati in uso al Corpo.
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