Red
20 febbraio 2020
Stupefatto, il teatro contro la droga
Domani sera, il salone del Convento di Ploaghe ospiterà uno degli eventi culturali più attesi di questa prima parte dell’anno: “Stupefatto, avevo 14 anni… la droga molti più di me”

PLOAGHE – Domani, venerdì 21 febbraio, alle 18, il salone del Convento di Ploaghe ospiterà uno degli eventi culturali più attesi di questa prima parte dell’anno: “Stupefatto, avevo 14 anni… la droga molti più di me”. Lo spettacolo teatrale, premiato anche dal Presidente della Repubblica, è il fenomeno di teatro-scuola esploso negli ultimi anni, con oltre 320 repliche realizzate nella gran parte delle provincie d'Italia, di cui si è spesso parlato anche nelle reti televisive Rai e Rtl 102.5.
Un'efficace azione di prevenzione, che è stata recentemente voluta anche dal Ministero dell'Istruzione al Teatro Argentina di Roma ed al Piccolo Teatro Strehler di Milano per coinvolgere delegazioni da tutte le scuole cittadine in questa attività di informazione e prevenzione sul territorio. La manifestazione, organizzata dall’Amministrazione comunale di Ploaghe guidata dal sindaco Carlo Sotgiu, con l’Istituto comprensivo “Satta-Fais”, ha come obiettivo quello di affrontare il problema della droga comunicando con gli adolescenti e con i loro genitori in modo originale ed efficace. Protagonista dell’evento sarà l'attore Fabrizio De Giovanni che, dal suo maestro, il grande Dario Fo, con cui ha collaborato in teatro diversi anni, ha preso lo slancio etico e civile, l'impegno per un teatro che tratti dei problemi della società e delle aree del disagio all'interno della società, che rifletta sui migranti, i giovani, i poveri.
E proprio con “Stupefatto”, la cui regia è di Maria Chiara Di Marco e le musiche di Eric Buffat, De Giovanni si cimenta in uno spettacolo tra documentario scientifico e cronaca, tra finzione e narrazione, immagini video ed un semplice leggìo in scena, mostra e racconta i pericoli della droga ai giovani, cosa vuol dire iniziare a fumare uno spinello, o voler provare che effetto fa la cocaina, o “sballarsi” con una pasticca tanto per divertirsi. Il risultato è che lo hanno visto centinaia di migliaia di studenti, in diversi anni di tournèe e repliche. La formula è semplice. Si parte dalla narrazione delle storie “vere” dei ragazzi, Luca, Marco, Antonella, Franco, come si avvicinano alla droga, i loro perchè presi dalla cronaca che ci viene restituita tutti i giorni: perchè lo ha fatto l'amico, per moda, per paura... Poi però lo spettacolo insegna anche che la droga fa male. «Ho avuto due coma in pochi giorni. Al secondo coma gli amici mi hanno abbandonato in un bosco», racconta uno dei casi riportati da De Giovanni. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Enrico Comi, lo spettacolo tesse una trama insieme emotiva ed oggettiva, fatta di storie e di informazioni, per scardinare soprattutto i luoghi comuni più diffusi intorno alla droga, sia dei giovani («Smetto quando voglio», «Le canne non hanno mai ucciso nessuno»), che degli adulti che demonizzano eccessivamente, senza spiegare la cosa più banale: che le droghe, semplicemente, sono inutili.
Nella foto: Fabrizio De Giovanni
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