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Enrico Muttoni 8 maggio 2020
L'opinione di Enrico Muttoni
Balneazione, immobilismo al potere
<i>Balneazione, immobilismo al potere</i>

Come periodicamente accade, sul litorale di San Giovanni è apparso un cartello. La cosa capita così di frequente che gli algheresi, scorgendo il segnale, e valutate le sue dimensioni, ne conoscono in anticipo il contenuto, e preferiscono non guardarlo. Si tratta, è inutile dirlo, del solito divieto di balneazione, naturalmente imposto per la tutela della salute pubblica. Quando ero un giovane ufficialetto (di complemento) di artiglieria, alla scuola di Bracciano mi insegnarono che l'ordine di sparare era la conseguenza di una decisione presa da una catena di comando, e che veniva impartito da lontano, confermato da ufficiali superiori, fino al comandante di batteria, che infine lo trasmetteva ai pezzi. Dietro i quali (cannoni da 175/60) stava il sottoscritto, che al momento opportuno urlava: “Fuoco!”. Sentire il botto, e percepire nel sangue il testosterone che sostituiva l'adrenalina, era un tutt'uno. Un cartello come quello di San Giovanni ha lo stesso effetto di una cannonata. Nel senso che ne bastano quattro, sapientemente aggiustate, e l'economia, il benessere e la rinomanza di Alghero vengono rase al suolo. Un divieto così, postato su internet, rende vani gli sforzi ed il lavoro di una cittadinanza.

L'apposizione di quel divieto, come la cannonata, è la conseguenza di un ordine dato da una catena di comando: L'assessore regionale all'Ambiente predispone un programma di salvaguardia ambientale; la Provincia, titolare dei controlli applica un programma di campionamenti e analisi; il laboratorio esegue ambedue; il direttore trasmette il rapporto di prova, che viene inviato in copia al sindaco, che lo trasmette all'assessore, che, in caso di non conformità, lo invia all'Ufficio Tecnico, che fa apporre il cartello. La sensazione è che tutta questa gente non si parli, non discuta, e non decida nulla: adempie ad atti dovuti. Così facendo, ognuno si copre le spalle, e non si sente obbligato a riflettere sulle conseguenze del proprio operato. Però, la cannonata è partita. Ci si chiede: è mai possibile che, visto il ripetersi negli anni dei risultati analitici fuori norma (che, sia chiaro, non significano inquinamento delle acque), nessun componente della catena amministrativa reagisca per rimuovere le anomalie che i detti risultati indicano? Possibile che l'intelligenza dei nostri amministratori sia pari a quella di un autovelox che sorveglia, misura, comunica e, nel caso, sanziona? In realtà è a livello inferiore. La sensazione che si ha è quella che porta a pensare che ognuno dei livelli gerarchici, che gestiscono i controlli ambientali, ritenga che i livelli contigui, superiori e inferiori, siano occupati da incapaci. Le pratiche e i provvedimenti, inoppugnabili dal punto di vista normativo, vengono portati avanti acriticamente e irresponsabilmente, coi risultati che si vedono.

Come aggravante, c'è la considerazione che la soluzione provvisoria, ma anche quelle successive, fino a quella permanente, se non definitiva, è semplice. Per eliminare la presenza di batteri dallo sbocco del canalone del Mariotti, basta posizionare un dosatore di disinfettante (ipoclorito di sodio) nelle vicinanze dell'ingresso del cimitero. Date le portate, soprattutto nelle stagioni secche, il consumo, e i costi, sarebbero minimi, e non si richiedono apparecchiature di sorta: basta la forza di gravità. Ricordo che il depuratore fognario è in grado di disinfettare 22000 mc/giorno di reflui, qui si tratta di un rigagnolo. Tamponata (dati i tempi...) così la falla, chi di dovere dovrebbe una volta per tutte, avviare la sistemazione di quello scarico. Con la ricerca di eventuali scarichi abusivi, intercettazione degli stessi, ed il riordino dalla via d'acqua. Certo, bisogna avere un cervello più efficiente di quello dell'autovelox. Chi gira l'Italia, e si sofferma ad osservare le spiagge e in generale le costiere, dove da sempre la gente va ai bagni, può osservare gli sforzi che fanno le amministrazioni ed i privati per rendere piacevolmente balneabili le coste. Chi viene dalla Sardegna, con un'occhiata può valutare la qualità delle acque. E spesso vede stabilimenti balneari affollatissimi, di fronte alle bocche dei porti e con acque color caffellatte, entrando nelle quali si perdono di vista i piedi. E gli unici cartelli sono quelli di benvenuto.
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