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Red 1 febbraio 2021
Triplicano le imprese sarde in cloud
Triplica il numero delle piccole imprese sarde che utilizzano i servizi cloud: dal 21,7percento del 2018 al 56,1percento del 2020. «La pandemia ha costretto le imprese a una trasformazione digitale senza precedenti», spiega il presidente della Confartigianato imprese Sardegna Antonio Matzutzi
Triplicano le imprese sarde in cloud

CAGLIARI - Triplica il numero delle piccole imprese sarde che utilizza i servizi “cloud”. Negli ultimi due anni, la percentuale di micro e piccole attività produttrici della Sardegna che si avvale di nuove tecnologie per condividere e immagazzinare dati, è passato dal 21,7percento del 2018 al 56,1percento del 2020. Sono questi i dati elaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna per le Mpi (fonte Istat) sulle “Piccole imprese che utilizzano servizi cloud computing”. L’analisi evidenzia come su questa crescita abbia influito sia la necessità di utilizzare il cloud per condividere dati e/o software da luoghi diversi dal posto lavoro durante la crisi sanitaria, sia l’effetto del Piano Industria 4.0 previsto dalla Legge di bilancio 2019 che, per la prima volta, ha reso possibile detrarre dalle imposte il 140percento dei canoni annuali pagati per utilizzare software per Impresa 4.0 su piattaforme cloud. Inoltre, il maggiore utilizzo del cloud ha contribuito anche all’intensificazione del traffico dati che, tra marzo e novembre 2020, su rete fissa è salita mediamente del 28percento e su rete mobile del 26percento. Il report ha anche messo in luce alcuni cambiamenti nell’utilizzo da parte delle tecnologie Ict da parte delle piccole imprese sarde; queste, infatti, soprattutto durante l’emergenza sanitaria, hanno intensificato l’uso del digitale per la diversificazione dei canali di vendita e dell’e-commerce.

Il maggiore utilizzo del cloud e di servizi digitali che generano traffico dati (come le videoconferenze) ha però messo in evidenza le criticità relative alla connettività. Su questo fronte, va segnalato che nel 2020 persiste un 30,3percento di piccole imprese che non accede alla banda ultralarga (almeno 30Mbit/s), quota che decresce all’aumentare della dimensione aziendale. A livello nazionale, la media è passata dal 20,3percento del 2018 al 58percento dello scorso anno. Tra le regioni, l’intensità più elevata di utilizzo di questa tipologia di servizi si riscontra in Sicilia con il 65,1percento (era al 22esimo posto nel 2018) e Lombardia con 64,9percento (che conferma il secondo posto del 2018). «La pandemia, nel bene e nel male, ha modificato le regole del gioco e costretto le aziende a compiere un salto tech generazionale in pochi mesi - commenta il presidente di Confartigianato imprese Sardegna Antonio Matzutzi, – i progetti di trasformazione digitale, che prima impiegavano anni per essere implementati, sono stati accelerati in un modo senza precedenti. Tutto dimostra come la nostra terra sia sempre più interessata sia a cancellare quel “digital divide”, che in parte, ne ha ostacolato lo sviluppo, sia a sfruttare in pieno tutte le opportunità offerte dalla tecnologia, quindi, in un momento come questo, dove la competitività delle imprese passa anche dalla possibilità di accedere a velocità di connessione adeguate, occorre accelerare per completare la realizzazione delle infrastrutture sulla banda ultralarga». Per Confartigianato Sardegna, «il Cloud ha rappresentato una risposta efficace a molti dei problemi di operatività generati dal periodo di lockdown e successivamente nel ritorno a una nuova normalità. Anche le realtà più scettiche hanno avuto l’opportunità di toccare con mano i benefici che la nuvola può portare, generando un’esplosione nell’adozione di alcuni servizi. Tuttavia, si è trattato di una reazione all’emergenza, in cui le imprese hanno fatto di necessità virtù, e ora il Paese si trova di fronte alla vera sfida. Ora è necessario sfruttare questa nuova consapevolezza per costruire una visione di lungo periodo, che ponga il Cloud alla base delle strategie digitali tenendo in considerazione tutti gli elementi tecnici e organizzativi per garantire una trasformazione pervasiva ed efficace». «In un contesto in cui aumenta la connessione grazie allo sviluppo di servizi dedicati – conclude Matzutzi - per le imprese diventa un obiettivo strategico curare anche la relazione con la clientela attraverso la Rete». A livello nazionale, l’analisi evidenzia come nell’emergenza sanitaria sia cresciuta l’offerta di servizi digitali complementari all’attività caratteristica delle micro e piccole imprese.

In relazione alla comunicazione interna all’impresa, l’utilizzo di applicazioni di messaggistica e di videoconferenza, è addirittura triplicato: dal 10,6percento di micro e piccole imprese (dai tre ai quarantanove addetti) nella fase pre-Covid, per arrivare al 30,7percento. Si è fortemente intensificata anche la comunicazione con la clientela attraverso i social media: già presente nel 21,9percento delle micro e piccole imprese, è stata introdotta, migliorata o ne è prevista l’implementazione il prossimo anno da un ulteriore 17percento, portando al 38,9percento la quota di mpi attive su questo canale. I servizi digitali (come newsletter, tutorial, webinar, corsi, ecc.), che erano forniti dal 7,7percento delle imprese, registrano un rafforzamento, con l’introduzione da parte del 13,2percento di micro piccole imprese e resi disponibili dopo l’emergenza dal 20,9percento delle mpi. Significativo ampliamento anche degli investimenti tecnologici finalizzati a migliorare la qualità e l’efficacia del sito web (quali seo, utilizzo di web analytics, paid search, ecc.), che erano presenti prima dell’emergenza nel 10,7percento delle micro-piccole imprese, sono divenuti pratica comune per un altro 12,4percento, portando al 23,1percento la quota di micro e piccole imprese attivate. L’intensificazione del lavoro a distanza genera una domanda di relative infrastrutture: i server cloud e le postazioni di lavoro virtuali, già disponibili nel 9,5percento delle mpi, dopo l’emergenza riguardano il 26percento (+16,5punti), mentre le apparecchiature informatiche fornite ai dipendenti, azione intrapresa dal 10percento delle mpi prima dell’emergenza, sono state oggetto di investimento per un ulteriore 17,3percento, portando la quota al 27,3percento. Le vendite di e-commerce tramite il proprio sito web, già presente nel 9percento delle mpi prima dell’emergenza, sono utilizzate dal 17,2percento delle mpi (+8,2punti percentuali tra miglioramenti e nuova introduzione entro il prossimo anno). Prossima al raddoppio anche la quota di mpi attive nella vendita con comunicazioni dirette (per esempio, e-mail, moduli on-line, Facebook, Instagram, ecc.), che salgono dal 15,6percento pre-emergenza, al 27,8percento (+12,2punti, sempre includendo le unità che hanno adottato miglioramenti, hanno introdotto lo strumento o lo implementano nei processi aziendali il prossimo anno). L'intensificazione delle vendite tramite la Rete traina la distribuzione delle imprese che gestiscono vendite on-line con consegne in proprio, quota che passa dal 5,5percento pre-emergenza a un 14,2percento (+8,6punti).

Nella foto: il presidente Antonio Matzutzi
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