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Cor 25 novembre 2021
«Porto Torres condannata alla marginalità»
Così il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas, commenta la manifestazione sindacale in corso questa mattina nella zona industriale e le anticipazioni del documento governativo sulle fasi della transizione ecologica nell´isola
«Porto Torres condannata alla marginalità»

PORTO TORRES - «Le parole d'ordine di questo momento storico sono ripresa e resilienza, ma perché siano efficaci è necessario ripartire dai singoli, mettere al centro le esigenze di tutti e non solo quelle di alcuni. La bozza del Dpcm sul phase out mette invece il nostro territorio in una posizione di marginalità e irrilevanza. Una percezione confermata dallo stato di agitazione proclamato dai lavoratori della zona industriale di Porto Torres: da una parte rischiamo di vedere compromessa l'unica attività produttiva e industriale del territorio, dall'altra registriamo che le maestranze locali continuano a non ottenere tutele dalle aziende continentali che prendono lavori nell'area. Qualcuno sta mettendo una grossa ipoteca sul futuro produttivo e sociale del nord ovest della Sardegna».

Così il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas, commenta la manifestazione sindacale in corso questa mattina nella zona industriale e le anticipazioni del documento governativo sulle fasi della transizione ecologica nell'isola. «Il territorio si sente preso in giro - prosegue il primo cittadino - e intuisce che la nostra sarà una delle aree che pagherà il prezzo più alto per consentire al resto del Paese di procedere verso la transizione ecologica. È incredibile la leggerezza con cui si stanno prospettando licenziamenti, perdita di posti di lavoro, una lunga convivenza con il caro-energia e il sacrificio di larghe fette del nostro paesaggio: una bomba sociale ed economica che avrà effetti devastanti. Eppure Porto Torres ha un'area industriale infrastrutturata e le competenze per accogliere progetti e investimenti: quello che sta accadendo colpisce la stessa dignità di chi ha lavorato qui tutta la vita. È come dire: non abbiamo più bisogno di voi, arrangiatevi. Il presente è fatto di poche certezze: una è la rinuncia a grandi aree agricole per le energie rinnovabili».

Il primo cittadino di Porto Torres chiede infine che sulle strategie energetiche ci sia un cambio di rotta: «Come ribadito in più occasioni, non è accettabile che il futuro della Sardegna venga deciso a Roma o, peggio, da grandi aziende che propongono soluzioni tagliate con l'accetta, senza un confronto collettivo che coinvolga tutte le parti. Apriamo al più presto un vero tavolo di confronto che coinvolga tutte le parti e che valorizzi esigenze e opportunità offerte dal nostro territorio. Porto Torres è pronta a ospitare investimenti stabili sulla terraferma e guarda con scetticismo a soluzioni che prevedano solo strutture a mare. Ci venga detto chiaramente se il nord ovest è condannato, e se per costruire il futuro benessere del Paese sarà necessario sacrificare le aspettative della nostra comunità».
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