Il vertice Italia-Francia conferma la volontà di realizzare 4 centrali in Italia entro il 2010. In molti criticano l´uso ridotto delle fonti rinnovabili per l´approvvigionamento energetico. Caccia ai nuovi "siti atomici"
ROMA - «Il futuro dell'Europa è nelle energie rinnovabili e nel nucleare, dobbiamo adeguarci intanto entrando nel capitale francese e poi dovremo affrontare la realizzazione di centrali nucleari italiane». A dirlo è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine del vertice con il presidente francese Nicolas Sarkozy, sottolineando come la Francia ci abbia «messo a disposizione il suo know how e questo ci consentira' di costruirle in tempo limitato». Il fanatismo ideologico di una parte politica, ha poi continuato Berlusconi, ci ha vietato la strada del nucleare ma ora dobbiamo svegliarci da questo sonno.
E' un enorme coro di critiche, invece, dal mondo ambientalista. Secondo Greenpeace l’accordo «è a tutto vantaggio di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l’industria nucleare francese, ma non offre all’Italia nessuna garanzia di maggiore indipendenza energetica – tecnologia e combustibile arrivano dall’estero – ed è anzi contro gli obiettivi europei di breve termine. Il nucleare, infatti, non ha risolto nessuno dei problemi, da quello delle scorie alla sicurezza intrinseca alla proliferazione nucleare. Anche raddoppiando l’attuale numero di reattori, cosa che accelererebbe l’esaurimento delle risorse accertate di Uranio che, ai livelli attuali, non superano i cinquant’anni, il contributo del nucleare alla riduzione delle emissioni sarebbe marginale, non oltre 5%. Con gli stessi investimenti in maggiore efficienza energetica negli usi finali l’effetto di riduzione delle emissioni sarebbe fino a sette volte superiore».
Perplessità anche da Legambiente. «Un accordo pericoloso e miope. Perche' tutti gli studi internazionali mostrano che il nucleare e' la fonte energetica piu' costosa e perche' rimane aperta la questione delle scorie e della sicurezza». Cosi' invece Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, che punta il dito contro la mancata valorizzazione delle energie rinnovabili. «Il governo procede come un caterpillar nonostante il disegno di legge del ministro dello Sviluppo economico sia ancora in fase di discussione e vengano continuamente prorogati i tempi per definire i criteri di localizzazione degli impianti», precisa Vittorio Cogliati Dezza.
Molti i gruppi parlamentari apertamente contrari al ritorno al nucleare. «Sarkozy punta sui fondi pubblici italiani per sostenere l’industria nucleare francese – attacca Ermete Realacci del Partito democratico. Senza il sostegno pubblico, infatti, l’attuale nucleare non è competitivo nei paesi occidentali. A maggior ragione in un momento di crisi è meglio puntare su misure che danno risultati a breve termine, sostengono e rendono più competitiva l’economia e l’aumento occupazionale. Per il nostro paese questo vuol dire puntare sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sul recupero energetico del patrimonio edilizio esistente, sul ricambio dei beni durevoli orientato su base ambientale».
«Berlusconi firma gli accordi senza che il Parlamento abbia ancora approvato le leggi di riferimento – denuncia poi il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisari - con quale mandato - si chiede Belisario - il Premieri e il suo Governo firmano accordi bilaterali per la costruzione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese, superando il referendum con cui gli italiani dissero no al nucleare». /
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