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A.B. 7 ottobre 2009
Cisl: Piano-casa per i meno abbienti
La Segreteria Regionale, auspica che il disegno di legge rilanci l’edilizia, ma anche gli strati sociali in difficoltà
Cisl: Piano-casa per i meno abbienti

CAGLIARI - «La discussione in Consiglio Regionale del disegno di legge noto come “Piano Casa”, ma recante “disposizioni straordinarie per il sostegno dell’economia me-diante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e di programmi di valenza strategica per lo sviluppo”, necessita di alcune riflessioni relative alla crisi eco-nomica e occupazionale della Sardegna».

Inizia così l’analisi proveniente della Segreteria Generale della “Cisl” sarda, che prose-gue sottolineando come, «in questi ultimi anni, in una fase peraltro caratterizzata a livel-lo nazionale da una leggera crescita, in Sardegna l’assenza di specifici e mirati provve-dimenti hanno frenato il settore delle costruzioni, un settore sempre strategico e fonda-mentale per l’Isola».

I dati forniti dal sindacato, parlato Nel 2004 di una media degli occupati nel settore delle costruzioni che è passata dai settantamila addetti del 2004, ai sessantaduemila dello scorso anno, con una perdita di ottomila unità. Nel primo trimestre 2009, stando sempre alle stesse fonti, il numero degli occupati nelle costruzioni era di sessantamila unità, a fronte dei sessantaseimila dello stesso periodo del 2008. Nel secondo trimestre si è regi-strato un ulteriore calo di quattromila lavoratori.

A questo punto, l’analisi passa dalla “forza lavoro”, al settore economico-finanziario. Infatti, relativamente alla situazione congiunturale del settore delle costruzioni, la Banca d’Italia, nel rapporto annuale 2008 ne certifica l’ulteriore deterioramento. Le cause ven-gono individuate nella contrazione dell’attività nell’ambito dell’edilizia residenziale, in-sieme alla debolezza dell’attività di realizzazione delle opere pubbliche. In più, si regi-stra anche la diminuzione dell’attività di recupero degli immobili residenziali.

«È evidente – spiegano da Cagliari - l’urgenza di dare risposte immediate ad un settore strategico per l’economia dell’Isola, sia sul versante del fabbisogno di abitazioni, sia su quello della riqualificazione del patrimonio edilizio e abitativo esistente. È altresì indi-spensabile, attraverso nuove norme, intervenire sui centri storici e antichi, soprattutto dei comuni minori, per far fronte allo spopolamento che ormai caratterizza gran parte di queste aree urbane. Sono due –proseguono - i punti di riferimento strategici per nuovi interventi normativi: la vivibilità del territorio, e quindi lo sviluppo di quelle comunità, e la compatibilità delle scelte di mutamento del tessuto urbano, dell’agro, dell’ambiente e del paesaggio con le preesistenze culturali, ambientali e architettoniche».

In questa direzione, e relativamente al Piano Casa, la Cisl sarda ritiene che nella condi-visione degli obiettivi generali del disegno di legge, che presenta aspetti positivi, ma an-che elementi di criticità, siano necessari una serie di accorgimenti: stabilire due parame-tri di volumetria in ampliamento, uno per le unità immobiliari ad alta consistenza volu-metrica e l’altro per quelle a bassa consistenza volumetrica. L’attuale criterio unico av-vantaggia i primi; restituire ai Comuni le competenze in materia paesaggistica.

La cen-tralizzazione in sede assessoriale della materia determina tempi burocratici lunghissimi ed espropria i Comuni della responsabilità e delle tutela del proprio territorio; indicare le risorse finanziarie che la Regione mette a disposizione per favorire il rilancio del set-tore edile, al di là degli effetti moltiplicatori che la norma può suscitare sull’edilizia pri-vata; prevedere nella norma interventi di potenziamento degli uffici tecnici dei Comuni per garantire al meglio il ruolo dell’Ente locale nelle competenze connesse alle materie urbanistiche e alla tutela del territorio.

La Cisl, sottolinea inoltre la necessità che il provvedimento in esame in Consiglio Re-gionale provochi un impatto positivo anche tra le fasce sociali popolari per rispondere alle aspettative dei lavoratori e delle loro famiglie. «Il Piano Casa, infatti, deve garantire l’incremento dell’offerta di abitazioni – spiegano - attraverso il recupero di quelle esi-stenti, ma anche con la costruzione di nuove, mentre l’aumento delle volumetrie deve consentire, a chi non le possiede compiutamente in termini dignitosi e funzionali, l’adeguamento della propria casa, senza ovviamente creare nocumento agli interessi più generali indicati dalla pianificazione urbanistica comunale.

Non è questo un argomento che si può prestare alle sole logiche di schieramento – concludono - né a strumentaliz-zazioni di qualsivoglia natura, ma al contrario richiede condivisione, prima di tutto da parte delle rappresentanze sociali ed economiche, degli Enti locali e del sindacato degli inquilini.



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