Red
24 giugno 2010
Unicef: ad Alghero diritti infanzia negati
Lo stato di precarietà dei servizi legati alla maternità e la successiva chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile di Alghero, sono in netto contrasto con le garanzie di tutela di madri e neonati

ALGHERO - Il Comitato provinciale dell’Unicef di Sassari esprime una forte preoccupazione per le allarmanti notizie che arrivano dalla sanità algherese. «Lo stato di precarietà dei servizi legati alla maternità e la successiva chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile di Alghero, sono in netto contrasto con le garanzie di tutela di madri e neonati, sancite dalle leggi dello Stato italiano e dalle Carte internazionali», scrive il presidente del comitato provincile Unicef, Silvana Pinna, in una lettera aperta a tutte le autorità politiche regionali.
In riferimento alla Convenzione Onu sui diritti dei bambini, agli art.3 “In tutte le decisioni relative ai bambini, l'interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente”; bisogna “… assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere … nell'ambito della sicurezza e della salute”… art.24 è necessario riconoscere “il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici”…; “il diritto di avere accesso a tali servizi”; al fine di “diminuire la mortalità tra i bambini lattantii; ...garantire alle madri adeguate cure prenatali e postnatali …” Diritti ribaditi anche nel Summit di New-York del 2002.
La situazione attuale è in contrasto con il principio dell'interesse superiore del bambino che deve guidare tutte le scelte politiche e con il diritto alla tutela della salute e della protezione di madri e bambini. In un momento in cui molti ospedali italiani hanno ottenuto l’ambito riconoscimento di “Ospedali amici dei bambini” secondo il protocollo Unicef e Oms, l’ospedale di Alghero non solo non è in linea con questi parametri, ma non garantisce i Liveas (livelli essenziali di
assistenza sociale) nella propria città e il diritto alla salute di madri e bambini. Ancora una volta sono le donne ad essere penalizzate, nonostante abbiano un compito fondamentale: dare la vita ai bambini, il nostro futuro.
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