Da più di dieci mesi non è disponibile una sala parto e le donne partoriscono in una normale stanza per degenti. Presidio di mamme al Civile di Alghero, le condizioni non migliorano
ALGHERO - Che le condizioni della sanità ad Alghero non fossero di prim'ordine era risaputo da tempo, ma quello che esce fuori in questi giorni delinea una situazione a dir poco allarmante. Stiamo parlando del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Civile, chiuso da sette giorni ormai per le precarie condizioni di sicurezza (garantisce solo le urgenze), ma ben presto la decisione del prof. Giovanni Urru, responsabile del reparto, potrebbe essere seguita da altri colleghi, i cui reparti continuano ad operare in condizioni di perenne emergenza.
Ci si accorge così che nel 2010 esistono condizioni da terzo mondo. La sanità è un diritto di tutti, e tutti i cittadini del territorio regionale hanno il diritto di poter essere assistiti nelle medesime condizioni. La distribuzione delle risorse deve avvenire secondo criteri condivisi che mettano tutti i territori sullo stesso piano: «non è possibile che i punti nascita della Sardegna (anche quelli sotto-utilizzati ndr) siano stati tutti ristrutturati - denuncia con fermezza il Primario di Alghero - con l'impegno di importanti risorse, tranne quelli di Sassari, Ozieri e soprattutto Alghero.
Dottor Urru (che si trova nell'ospedale di Alghero da un anno e mezzo) e la città hanno visto chiudere il blocco operatorio undici mesi fa. Da allora sono stati messi in sicurezza gli impianti elettrici e di condizionamento ma mancano gran parte delle tecnologie e nonostante le buone intenzioni dell'Azienda sanitaria locale le cose non sono cambiate dalla scorsa settimana. E così chi deve partorire arriva ad Alghero e viene trasferito presso l'ospedale più vicino. E il
presidio di mamme, partorienti e semplici cittadini continua.
Nella foto: il prof. Giovanni Urru, primario di Ostetricia e Ginecologia di Alghero