S.A.
28 dicembre 2010
L´annus horribilis dei lavoratori sardi
L´analisi della Cisl sul mondo del lavoro è chiaramente negativa. Purtroppo, i dati non danno torto al sindacato nemmeno sugli incidenti e le morti bianche

CAGLIARI - «L’anno che sta per chiudersi è decisamente tra i peggiori che il mondo del lavoro sardo abbia conosciuto. Agli impianti chiusi, che hanno comportato nel 2010 la perdita di 7000 posti di lavoro, alla precarietà occupativa nei diversi ambiti produttivi si somma l’incertezza legata all’alto numero di infortuni che hanno connotato il 2010».
L'analisi della Cisl è chiaramente negativa sull'anno che si sta chiudendo. Purtroppo, i dati non danno torto al sindacato nemmeno sugli incidenti e i morti sul posto di lavoro: 18 mila infortuni globalmente, di cui 28 mortali, testimoniano una condizione difficile in tutta la Sardegna. «Occorrono interventi straordinari - dice la Cisl - per rilanciare le attività produttive e per ripristinare condizioni di certezza per gli oltre 10 mila cassintegrati, di cui 2800 di lungo periodo, e necessitano misure energiche per contrastare l’eccessivo lassismo che accompagna l’applicazione delle norme di prevenzione e sicurezza».
«Non è solo questione di misure repressive - aggiunge - per altro la legislazione italiana in tema di sicurezza è precisa e vincolante. E' importante applicare le norme, soprattutto vigilare nei posti di lavoro perché le condizioni di sicurezza non vengano mai meno, e attuare una pressante e costante azione di monitoraggio dei rischi accompagnata da formazione e informazione per prevenirli». Senza dimenticare l'intesa tra sindacati e Regione firmato nel 2007 «che andava giusto in tal senso. Bisogna ripartire dal contenuto di quell’intesa - conclude il segretario territoriale Matta - prima di tutto applicandola».
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