Marco Tedde
4 luglio 2012
L'opinione di Marco Tedde
Inversione di rotta di Legambiente
Incredibile ma vero. Nel 2010 sulla stampa locale gridavano al disastro ambientale e parlavano di "impatto devastante". «Il disastro ambientale è già in atto - sosteneva Deriu di Legambiente - per un riequilibrio dell’ecosistema ci vorranno decine di anni. Non si può dire che il disastro non fosse ampiamente annunciato. Il progetto del depuratore prevedeva lo scarico dei reflui esattamente nel Riu Filubertu». E ancora: «Valutazione d'impatto ambientale assente. Parametri non congrui - secondo il referente di Legambiente - sono stati utilizzati per l'impianto di San Marco. «Depurazione per 77.000 unità, pur sapendo che in certi periodi dell’anno gli abitanti superano i 100.000. E ciò al fine di evitare la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale prevista per legge oltre le 100.000 unità. Nessuna Vas - denunciava - avrebbe infatti consentito gli sversamenti nelle acque di una laguna».
Insomma, un vero e proprio allarme rosso! Oggi su La Nuova Sardegna Legambiente afferma ciò che noi abbiamo sempre sostenuto: che il depuratore funziona bene, che le acque non sono inquinate, sono balneabili e che per eliminare i problemi di colorazione anomala è sufficiente realizzare il quarto gruppo di sedimentazione che potrà consentire il riutilizzo integrale delle acque depurate. Per inciso, la procedura per la realizzazione del quarto gruppo fu avviata nel 2010 dalla mia Amministrazione di concerto con l'Autorità d'Ambito e nel 2011 recuperammo le risorse necessarie, 850.000 euro, che ci vennero assegnate con delibera della Giunta Regionale del 7 luglio 2011. Nel frattempo siamo in attesa che Abbanoa, che è il gestore unico del Depuratore di S. Marco, faccia il quarto gruppo.
All'allarme iniziale si è sostituito un messaggio tranquillizzante e aderente alla realtà dei fatti e delle procedure. Cos'è successo? Non lo capiamo e non è comprensibile. Che il cambio di Amministrazione abbia fatto il miracolo di far correggere il tiro a Legambiente? Purtroppo nel frattempo la campagna allarmistica ha prodotto danni all'immagine della nostra città. Crediamo che occorra prudenza nel trattare questi temi. Fare esercizio di "tafazzismo ambientale" quando si parla di una cittadina che basa la sua economia sul turismo è dannoso. Questi temi avrebbero avuto necessità di essere trattati ieri come vengono trattati oggi da Legambiente: ancorando le valutazioni ai dati scientifici e non suscitando timori e preannunciando disastri. Un pò di buon senso, di ragionevolezza e di attaccamento agli interessi preminenti dei cittadini algheresi non avrebbe guastato. Comunque, meglio tardi che mai. Cambiare idea è sintomo di maturità e di onestà intellettuale, anche se a "scoppio ritardato".
*ex sindaco di Alghero
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