Luigi Coppola
6 luglio 2005
Festivalguer, ad Alghero il vocalese dei New York Voices
Coinvolgente concerto del quartetto vocalist americano che inaugura ad Alghero il XXIII Festival Internazionale Jazz di Sardegna. Luci e sonorità d’incanto nel nuovo anfiteatro Forte della Maddalena

ALGHERO – Mancano trenta minuti alle ventuno, quando martedì, serata del 5 luglio, la band americana sta provando l’acustica del luogo, spazzato dalle folate frizzanti di maestrale. Scaldano e tirano le corde vocali i ragazzoni di York, mentre Gildas Boclè allena ad uno strecking acustico, le sue lunghe dita che avvitano il basso come tentacoli sciolti. Il coro di voci prende forma, amalgamandosi in un suono unico che proietta nelle immagini della mente, un’America vicina e familiare che fatto breccia nell’immaginario collettivo della gran parte dei post sessantottini. Tutto è pronto o quasi, all’anfiteatro Forte della Maddalena, che ad ogni nuovo incontro, si completa in un rinnovato arredo coreografico. Così una tenda bianca separa i varchi d’ingresso, riservando una giusta privacy agli artisti sul palco. Mentre sfumano in riverbero le ultime estensioni pettorali di Lauren Minhan, che ripara la gola con una sciarpa di seta, incontriamo nel back stage, Peter Eldrige, voce team leader, abbigliato in tipico jazz black style. La vostra musica riscuote un gran favore nel pubblico italiano. La Sardegna premia il vostro sound. Negli scorsi mesi importanti formazioni jazz, Janis Siegel (voce dei Manhattan Transfer), il Blame Sally, Mike Stern, hanno incantato Sassari. Qual è la causa principale del fascino dei vostri suoni, il gran successo di questa musica in tutto il mondo? - «…Io penso che quando ognuno di noi canta, suona la nostra musica. La ama molto ed il pubblico è come la nostra voce. Ognuno canta noi stessi, quello che ha dentro di sé. C’è molta emozione dentro di noi. Il pubblico lo capisce e l’emozione ci unisce, per questo ci ama…». – C’è nel vostro prossimo futuro un tour importante in Italia e in Europa. Pensate di tornare in Sardegna? – «…Amiamo la Sardegna. E’ un posto bellissimo. Pensiamo di tornarci quanto prima. E’ la prima volta che cantiamo in Sardegna, la prima volta ad Alghero. La scorsa domenica a Baronissi è stato un concerto molto bello. Pensiamo che sarà così anche stasera…». E’ facile profeta Peter. Lontano dal tutto esaurito, rinfrescato anche troppo dal vento ondulato, il pubblico ha beneficato di 90 minuti di bellissima musica, mediamente crescente, sino ad un epilogo travolgente. Alle 21.45 gli artisti entrano in scena. Eleganza da musical high society: impeccabile Eldrige cambiatosi in un completo fumo di Londra accoppiato ad una sobria cravatta ghiaccio. Lunghi abiti da sera per le due singer: bianco panna per l’indomita riccioluta Kim Nazarian, verde smeraldo, quello di Lauren Minhan. Appena più casual Darmon Meaden, quarta voce, alternata alle svisate del suo sax tenore.
Con “Sing Sing Sing”, tratto dall’omonimo album del 2002, parte un concerto unico, intenso dall’inizio alla fine. Brani che spaziano fra archi vocali, fletti su tonalità eccelse, omaggiando i grandi come Paquito D’Rivera (“Brazilian Dream” è un sogno narrato in portoghese che vale al gruppo un altro Grammy Award nel latin jazz) e Duke Ellingtone. E’ calda e piena, la voce di Lauren, timbro atavico delle migliori jazz woman in circolazione. Sembra domare il vento per una notte magica, dove anche le stelle paiono aumentare una luce brillante, riflessa dal canto soave che macina applausi. E’ carico il pubblico. Scandisce il tempo, accompagnando le note, ritmate dal battimano. Balla seduto, difficilmente rimane fermo al suo posto. Tiene il tempo, battendo il petto Peter. Ricorda, per caso, qualche versione nostrana di complessi corali, brevi nel tempo. Parla col pubblico Darmon, spiega i testi, la gioia di trovarsi la prima volta sull’isola. Dalle platee si moltiplicano le risposte: bravo, clever, very good…mentre Dieter Bandorf ed Elmar Frey, stupiscono al piano e batteria. Il bis è un rap d’allegria, bossa nova e strofe riarrangiate dagli spettatori. Cantano, applaudono, felici: la notte avanza, lo spettacolo continua lasciando gli spalti, nella scia del canto vocale.
Nella foto: il New York Voices
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