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C.S.
4 giugno 2013
Miramare e Capo Caccia: parla Maurizio Spoto
L´intervista al direttore dell´Area Marina Protetta di Miramare (Trieste), il primo esempio in Italia di riserva marina (nata nel 1973) e gestita direttamente dal Wwf Italia

ALGHERO - L'Area Marina Protetta di Miramare (Trieste) è il primo esempio in Italia di riserva, venne istituita nel 1973 come parco marino in un tratto di mare di soli 30 ettari e dato in gestione dalla Capitaneria di Porto al Wwf Italia per tutelare la costa e le acque circostanti lo storico castello di Miramare. Nel 1982 ha rappresentato il punto di riferimento per la legge 979 "Disposizioni per la Difesa del mare" attraverso la quale vennero individuate 20 aree costiere protette lungo il litorale italiano, compresa la riserva marina di Capo Caccia - Isola Piana (il decreto specifico è del 2002). Nel 1986 con decreto congiunto del Ministero dell'Ambiente e della Marina Mercantile vengono definiti gli attuali assetti dell'area marina protetta di Miramare, nell'intervista al Quotidiano di Alghero con il direttore Maurizio Spoto si analizzano alcuni aspetti della gestione.
Nel corso degli anni l'area marina è stata ampliata dai 30 ettari iniziali agli attuali 120 con una zona di protezione esterna di 90 ettari regolamentata da una ordinanza della Capitaneria, «i risultati ottenuti nella protezione dell'area marina sono evidenti - dice il direttore Maurizio Spoto - si possono cogliere nell'elevata biodiversità ottenuta attraverso il divieto di pesca in vigore da trent'anni e la regolamentata presenza dell'uomo gestita in modo da conciliare fruizione e tutela. Infatti Miramare accoglie ogni anno migliaia di presenze per un introito di oltre 130mila euro. Le attività di educazione ambientale, di immersione e di ecoturismo sono gestite dagli operatori del Wwf Oasi e dalla cooperativa Shoreline, che consentono esperienze dirette proprio grazie al fatto che il capitale natura viene tutelato e fruito senza essere depauperato».
Va precisato che non si deve fare un confronto diretto tra Miramare e Capo Caccia - Isola Piana, in quanto la riserva marina di Alghero ha ben altra estensione e articolazione. Quest'ultima presenta una piccolissima area A di riserva integrale nella quale è consentita la sola ricerca scientifica, mentre nelle zone B e C è permessa, con precise regole, anche la pesca professionale e sportiva con lenza e canna riservata ai residenti nel Comune di Alghero; anche ai non residenti è permessa previa autorizzazione. Le attività nelle 30 aree marine italiane si svolgono attraverso l'organizzazione delle attività e la definizione dei divieti e i piani di gestione Isea. Il progetto di gestione Isea è stato elaborato dal Wwf Italia per le proprie oasi naturali e adottato dal Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare con l'obiettivo di realizzare interventi di sostegno alla gestione delle aree marine protette italiane per rafforzare la loro efficienza.
Il modello permette di sviluppare entro il 2020 una rete di Amp efficacemente gestite ed ecologicamente rappresentative in Italia, così come richiesto dalla Convenzione sulla Biodiversità. Il sistema permette la gestione di un'Amp attraverso una chiara rappresentazione degli elementi da proteggere, valutare le minacce ambientali nell'area, individuare le strategie da predisporre per ridurre gli impatti antropici. Questa strategia gestionale favorisce lo scambio di buone pratiche all'interno della rete delle Amp grazie a schemi di gestione intellegibili e valutabili. Sulla base degli indicatori del modello Isea e dei punteggi raggiunti dalle 30 aree marine il Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare assegna le quote degli esigui 5,4 miliardi di fondi pubblici. Un'esiguità che negli anni diminuisce sempre più, ma con essi si deve provvedere alla salvaguardia dell'ambiente marino.
Sempre più spesso i denari pubblici arrivano con grande ritardo limitandone di fatto la gestione. Fatti con i quali devono confrontarsi quotidianamente i direttori dei "santuari" della natura, affrontando con determinazione anche queste difficoltà. «C'è da augurarsi che per il futuro - dice il direttore di Miramare Maurizio Spoto - la situazione migliori almeno dal punto di vista della regolarità dei flussi dei fondi ministeriali». Scarsità di fondi e lentezza nei trasferimenti sono i veri "fattori limitanti"; molto spesso è la passione - oltre alla professionalità degli operatori - a consentirne il regolare funzionamento. Inoltre le Amp portano avanti la propria "missione" attraverso la specifica capacità progettuale. «In molti tavoli tecnici - afferma Maurizio Spoto - ci troviamo con tutti i responsabili delle 30 aree marine italiane e i problemi sono comuni; tuttavia cerchiamo di sopperire e concentrare i nostri sforzi per arrivare ad un sinergia comune fra tutte le 30 aree marine italiane e le altre 70 presenti nel Mediterraneo. In particolare - conclude Maurizio Spoto - ricordo nel corso degli incontri congiunti il direttore della riserva di Capo Caccia come un strenuo difensore della specificità della Sardegna».
Nella foto: il direttore Maurizio Spoto
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