Luigi Coppola
15 agosto 2005
Unica tappa sarda per Edoardo Bennato
Venerdì 19 agosto concerto a Sennori per il rocker partenopeo. “L’Uomo Occidentale” nel tour 2005. Un percorso di oltre 30 anni di successi per l’autore dei “Campi Flegrei”

SENNORI – “…E improvvisamente tu mi appari – mi appari ora nelle vesti inconfondibili di una signora con l’aria di chi parla parla parla a volte strilla coi capelli freschi di una tintura alla camomilla. Stop – Stop America...” Lo stralcio del testo Stop America, è tratto dall’omonimo brano contenuto nell’ultimo album di Edoardo Bennato, “L’Uomo Occidentale”. Il cantautore, rocker partenopeo, cresciuto all’ombra dei Campi Flegrei, s’esibirà in concerto, al campo sportivo di Sennori, venerdì 19 agosto. Direttamente da Frosinone, dove canterà il 16, Bennato ha scelto Sennori nell’unico approdo sardo, di un tour 2005, che predilige i piccoli centri di un Sud della penisola, troppo spesso snobbati anche dai grandi nomi del pop nazionale. L’occasione giusta per una serata dall’emozione unica, racchiusa in una colonna sonora che in oltre trenta anni di successi, racconta il percorso di uno dei maggiori cantautori italiani. Un artista introverso, poco incline alle logiche delle copertine e della visibilità commerciale, che ha saputo fondere l’arte della grande scuola dei classici napoletani agli influssi jazzati del blues d’oltreoceano post anni ’50, propri dei vari Elvis Presley, Paul Anka e Neil Sedaka. Non a caso, non solo Napoli, ma la migliore tradizione della critica musicale, lo accredita come il vero erede, più vicino ad un altro storico figlio della Napoli mondiale, cantata in tutto il globo, quel Renato Carosone, spentosi recentemente, che continua a vivere nella Musica Grande, della quale Edoardo è valoroso interprete. Nato in un cortile di Bagnoli, storica periferia napoletana all’arenile di quei Campi Flegrei, cuore e culla di Edoardo, questi porterà sempre presente nella sua produzione, le radici della sua terra. Ricca naturalmente di patrimoni ambientali e archeologici non stimabili e al contempo di una zona artificialmente impervia, dalla pesante area tossica, quella della grande fabbrica, l’Italsider. Elogio dell’acciaieria di Stato, desolato quadro di un sogno equivoco, grande illusione della metropoli disfatta dalle contese industriali. Sarà la madre (cantata in un successo del ’89) ad assecondare le inclinazioni musicali dei tre figli, Edoardo, Eugenio e Giorgio, affidandoli ad un maestro di fisarmonica, in un giorno d’estate. Nel mezzo degli anni sessanta dove Napoli celebra le voci di Sergio Bruni e Mario Abbate, Edoardo recepisce il nuovo sound anglo americano, amplificato nel nuovo strumento profeta dell’epoca, quel juke-boxe che impazza in tutto il paese e che sarà onorato in un altro suo famoso brano. Il primo album “Non farti cadere le braccia”, edito nel 1973 con Sandro Colombini è la pietra miliare di una produzione che ha sempre precorso i tempi, rendendo spesso l’autore premonitore di messaggi scomodi per l’estabilishment culturale politica della città natale e della società italiana in generale. Da allora una discografia vasta, dalle uscite spesso discusse come il “Burattino senza fili” del ’77 dove la favola di Pinocchio è una metafora per denudare tutti i saccenti Mangiafuochi, impadronitisi di un potere fine solo a se stessi o la doppia pubblicazione 1980, degli LP “Uffa, Uffa” e “Sono solo canzonette”. Un cantore eclettico che ha fatto parlare sempre di se con la riottosa discrezione del Grande. Grande ed unico come il memorabile concerto che per la prima volta condusse a San Siro all’alba degli anni ’80, oltre 70 mila spettatori per un interprete italiano. Portatore di novità talvolta eccentriche (“E’ asciuto pazzo ‘o padrone”) a firma pseudonimo Joe Sarnataro, insieme alla band etnica dei Blue Staff, Edoardo ha mantenuto intatto il rapporto con la sua città, allargandola in un panorama classico (intensa la collaborazione col quartetto d’archi Solis String Quartet) ed internazionale. Attraverso raccolte preziose della lunghissima carriera (“Sembra Ieri” 2000), approda nell’Uomo Occidentale (2003), alle prese con una nuova America, una diversa vita. Una rinnovata esistenza dove “Non c’è tempo per pensare”, (una delle 15 tracce dell’album), ma c’è sempre la sua Bagnoli (“Si scrive Bagnoli”), l’amore per il maestro (“ ‘O Sarracino”) e la per la vita di ogni nostro amato giorno.
Sennori – Campo Sportivo 19 agosto ore 21.30
Nella foto Edoardo Bennato
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