ARCI Nuova Associazione
23 gennaio 2003
Ad Auschwitz c´era la neve...
L’Italia ha scelto il 27 gennaio, il giorno in cui Auschwitz venne liberata, come Giornata della Memoria. Per ricordare lo sterminio degli ebrei, l’orrore dell’antisemitismo

E non dimentichiamolo: non si parla solo del nazismo tedesco, ma anche del fascismo italiano che nel 1938 approvò le Leggi Razziali, e che si rese protagonista attivo della deportazione e dei rastrellamenti degli ebrei. Nè dobbiamo dimenticare che furono in molti, in Europa, a essere volonterosi collaboratori di tanto abominio. La Liberazione ha posto fine a un universo orrendo che non deve rinascere. La Resistenza che si sviluppò in tutti i Paesi ha posto le radici comuni dell’Europa che vogliamo. Il Parlamento italiano ha voluto il 27 gennaio, come data simbolica ed evocativa: il 27 gennaio del 1945 Auschwitz veniva liberata. Quel giorno, reparti della 60ma armata dell’esercito sovietico entrarono ad Auschwitz, mettendo fine ai massacri. Quel campo di sterminio era un luogo-chiave della strategia della “soluzione finale” che Hitler aveva concepito: morirono là due milioni di persone. Solo in 9mila si salvarono. In quelle condizioni estreme, agiva un nucleo della Resistenza, che favoriva le fughe (furono 500), teneva vivi legami di solidarietà, provava a procurare cure mediche e istruzione, faceva sabotaggi.
Sei milioni di ebrei in Europa furono gasati, bruciati, fucilati, fatti morire per fame, freddo, malattie, torture. C’è chi vuole dimenticarlo, o negarlo. E’ una vergogna.
Qualcuno dice che ci fu “onore” in chi combattè sotto le bandiere del nazismo e del fascismo. Ma quale onore ci può essere sterminando inermi -inclusi bambini e anziani - con indescrivibile crudeltà? Ricordiamo, dunque. E cogliamo l’occasione per ricordare anche quanti furono sterminati assieme agli ebrei: i rom, i gay, le lesbiche, i portatori di handicap fisici e psichici. E gli avversari politici.
E tutte le vittime delle infinite rappresaglie che i nazifascisti commisero
nell’Europa da loro occupata. Milioni di vittime civili. Di qui l’immensa gratitudine per quanti hanno saputo combattere e vincere questa barbarie. Il nostro impegno civile si chiama: Mai Più. Un impegno rivolto al presente, e alle generazioni future.
Per l’uguaglianza, contro tutti i razzismi e le discriminazioni. Per la pace e la giustizia. Non è questo, ancora, il mondo di oggi. Ma un mondo diverso è possibile. Per costruirlo, la memoria è necessaria.
Di seguito, il testo della canzone “Lettera a Chaim” di Ivan della Mea. Le parole sono tratte da uno scritto di un deportato, che riuscì a lanciare una lettera ai familiari oltre il filo spinato di un campo di sterminio. Il foglietto è stato fortunosamente raccolto e custodito fino alla Liberazione.
Se il cielo fosse bianco, di carta
Se il cielo fosse bianco di carta
e tutti i mari neri d´inchiostro
non saprei dire a voi, miei cari,
quanta tristezza ho in fondo al cuore,
qual è il pianto, qual è il dolore
intorno a me.
Si sveglia l´alba nel livore
di noi sparsi per la foresta,
a tagliar legna seminudi,
coi piedi torti e sanguinanti;
ci hanno preso scarpe e mantelli,
dormiamo in terra.
Quasi ogni notte, come un rito,
ci danno la sveglia a bastonate;
Franz ride e lancia una carota
e noi, come larve affamate,
ci si contende unghie e denti
l´ultima foglia.
Due ragazzi sono fuggiti:
ci hanno raccolti in un quadrato,
uno su cinque han fucilato,
ma anche se io non ero un quinto
non ha domani questo campo...
ed io non vivo...
Questo è l´addio
a tutti voi, genitori cari,
fratelli e amici,
vi saluto e piango.
Chaïm.
* (Ringraziamo Ivan Della Mea per avere messo a disposizione dell’Arci il
testo della canzone)
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