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Luigi Coppola 11 settembre 2005
Restano in orbita Le Stazioni Lunari
Allunaggio virtuale per il concerto di Pelù & C. Trasferito all’ultimora al Forte della Maddalena, lo spettacolo perde l’originaria novità. Inadeguata l’accoglienza per le centinaia di spettatori che mettono in crisi l’organizzazione: a rischio l’ordine pubblico. Sul palco Francesco Magnelli dirige il traffico dei musicisti ingabbiati, immobili nei pochi centimetri disponibili
Restano in orbita Le Stazioni Lunari

ALGHERO – Pochi per l’anfiteatro Maria Pia, troppi per il Fortino della Madalenetta: il risultato finale è equidistante dalla “normalità” di un evento, inteso come una serata in cui dovrebbe regnare la buona musica ed un corretto divertimento garantendo i minimi standard richiesti per la sicurezza del pubblico che vi partecipa. Anche nel recente passato abbiamo assistito a buoni spettacoli con gli spalti semi vuoti. Per motivi ancora poco chiari, questa eventualità non si è voluta ripetere. Il trasloco dello spettacolo al centro storico algherese ha prodotto effetti almeno discutibili che contribuiranno non poco nel ricordare questa movimentata edizione 2005 del Festivalguer.
Circa un’ora dopo il previsto inizio dello spettacolo, i musicisti prendono alloggio nelle stanze lunari, ammassate sul piccolo palco. Quattro rettangoli, disegnate da cornici di legno ricordano una scenografia sicuramente diversa dalla postazione ideata. Le lavagne luminose e il light job di Valerio Di Pasquale appartengono all’immaginario di chi l’ hanno apprezzato in altre occasioni.
Alle 22.15 i rullanti di Marzio Del Testa annunciano il via sonoro che finalmente scioglie l’adrenalina dei giovani assiepati sugli spalti ed in piedi in ogni dove, otturando i pochi spazi rimasti nel teatro aperto. Con Andrea Salvadori alle chitarre e Francesco Magnelli alle tastiere parte lo show: una ballata rapida, meticcia fra il mud arabo e una polka russa. Il coro è sostenuto dalle voci di due dame bianche, le Fara Walla. Una “canzone di giacchetta”, versione Nino Taranto è l’apertura elegante mediterranea di Peppe Servillo. Con una contaminazione idiomatica partenopea che rallegra il testo impegnato, canta “Storie d’amore” d’Adriano Celentano. Il pessimo impianto voci che distorce tutti i suoni e le voci amplificate, anche le più belle e limpide, non scuote Servillo, impeccabile nelle esecuzioni, anche quando più volte è festosamente interrotto dalle adepte di Pelù che continuano ad invocare il suo nome. Uno scroscio d’applauso incoraggia Max Gazzè alla sua prima entrata. L’esile voce riccioluta è forse quella che maggiormente risente della ristrettezza scenografica. “Stai zitta”, tratto dall´ ultimo album è il primo brano del suo repertorio, acclamato nel pezzo finale che lo condusse ai successi sanremesi di qualche anno fa, “Sposa”. Monotematico l’intervento di Cisko. L’inno partigiano, avverso alla guerra, inizia con un rock cupo, metafora allegorica di una improbabile Bella Ciao. “Viva la vida” muta completamente l’atmosfera in un ballo dal costante influsso bolscevico “…non è piu tempo dei moderati sempre al centro…è tempo di saltare..” canta il generoso rocker. E saltano e danzano decine di ragazzi, aumentando le vibrazioni alla struttura e qualche fibrillazione in chi attende solo una serena conclusione dell’happening. Alle 22.45 l’Ajo’ Sardegna di Pelù infiamma il parterre. Una cover di Domenico Modugno, “Amada Terra Mia” è l’esordio dell’ex leader Litfiba. L’emozione sale con “Luisiana”, testo quanto mai attuale che sembra aver previsto in largo anticipo la sciagura dell’uragano americano: “…piove sul continente di carta…”. Si riparte al giro di boa e s’illumina la “stanza” o meglio lo sgabuzzino di Servillo: “Sentimento”, brano che decretò la vittoria al 50° Festival di Sanremo, il primo del terzo millennio, (consegnando alla band il premio speciale della critica quale “migliore musica”), emoziona e trascina le ragazze senza posto assegnato, in prolungata danza sinuosa. C’e spazio per altre cover internazionali: “Amarti ancora” della Nannini e “Johny” d’Edith Piaf, cantata da Pelù. Lo stesso rocker toscano offre i segni dell’antico splendore trainando i fans nella sua “Festa”. Prolungati i bis che ripagano in parte il sacrificio non previsto dell’affezionato pubblico. Non si discutono i musicisti in scena, la loro bravura e l’idea peculiare dello spettacolo. Ciò che n’è scaturito si è avvicinato più ad un remake da “Isola dei famosi”, un pericolo, soprattutto per il deflusso di tante persone all’uscita, sventato dall’esperienza e professionalità degli artisti sul palco e dal buon senso dei tanti ragazzi. E’ andata bene: meglio così.
13:05
La rassegna concertistica “Musica d’estate” proseguirà con 13 concerti per tutto il mese di settembre al chiostro di Santa Maria di Betlem a Sassari.
13/9/2025
Alle ore 18.30 si comincia con una degustazione di vini comprendente 3 calici selezionati e un buffet con sapori del territorio. Alle ore 19.30 poi, le note prenderanno vita tra corde, delicata elettronica e paesaggio sonoro. Info e prenotazioni: 3426476726 e 3201470339



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