S.A.
24 marzo 2014
Imprese sarde on-off: nuovi imprenditori under 35
17.519 sono le imprese giovanili registrate negli Albi provinciali delle Camere di Commercio l’anno passato ma il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna fa un analisi più profonda del fenomeno

CAGLIARI - Sono oltre 17mila le imprese giovanili registrate in Sardegna nel 2013, incluse le 680 società a capitale ridotto. «Il perdurare della crisi, anche nella nostra Isola – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Luca Murgianu - porta sempre più under 35 a “mettersi in proprio”; che si tratti di “voglia” o “necessità”, in tantissimi hanno deciso di tentare la carta dell’impresa soprattutto nel commercio, nell’edilizia e nella ristorazione». Le due facce del “fare impresa”, quello dell’obbligo, perché espulsi dal sistema produttivo, o quello dell’essere indipendenti, sono state fotografate dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha rielaborato i dati di UnionCamere e Istat del 2013.
17.519 sono le imprese giovanili registrate negli Albi provinciali delle Camere di Commercio l’anno passato. In termini assoluti, la maggior parte si trovano a Cagliari (6.938), segue Sassari (5.610), poi Nuoro (3.436) e chiude Oristano (1.535). In termini percentuali, in testa Nuoro (12,5%), seguita da Oristano (10.5%), Sassari (10.1%) e Cagliari (9,9%), con una media regionale 10.75%, cifra superiore alla media nazionale (10.5%). Sempre in Sardegna, tra le 680 “imprese giovanili a 1 euro”, 167 sono state registrate come “Società a responsabilità limitata a capitale ridotto” (successivamente abrogate) e 513 come “Società a responsabilità limitata semplificata”.
«E’ facile, e per certi verso entusiasmante, poter aprire una impresa “a 1 euro” – continua Murgianu - ma i problemi da capire sono due: quante resisteranno dopo 3-4 anni e, soprattutto, quante di queste nuove imprese nascondono false partite iva o addirittura dei prestanome?. Sempre più aziende – denuncia il presidente - scaricano su questi “nuovi giovani finti imprenditori” tutti gli oneri di un lavoro non in regola nel quale l’unica cosa che conta è tagliare i costi». «Non abbiamo ancora le percentuali della nati-mortalità – continua Murgianu – però un fatto è certo: questi giovani non si sono rassegnati a lasciare l’Isola o arresi: si sono rimboccati le maniche e guardano con coraggio al domani. Tanti di loro rappresentano la generazione che vuole farcela con le proprie forze – prosegue - e che ha trovato l’energia di puntare su un’idea e sulle proprie competenze. A loro dobbiamo ispirarci per creare le migliori condizioni affinché i progetti di impresa possano crescere e svilupparsi».
Un sondaggio, di ottobre 2013, dell'agenzia per il lavoro Openjobmetis, ha evidenziato come il 23% di un campione di intervistati (il 70% di questi possedeva la laurea o addirittura un Master) avrebbe preferito una professione artigiana, con conseguente pratica “sul campo”, come il tirocinio o l’apprendistato, rispetto al conseguimento di una specializzazione accademica.
Ciò dimostra come il momento di difficoltà del mercato del lavoro porti a preferire mestieri per i quali è richiesta un'elevata specializzazione tecnica e manuale. Insomma, oggi l'ambizione di gran parte di coloro che hanno risposto al sondaggio è saper fare bene un mestiere manuale, più che una professione.
«Dobbiamo puntare sugli investimenti nella formazione “on the job” – rimarca Murgianu – ovvero tirocini e apprendistato, la cui percentuale in Sardegna è ancora bassa; per fare un esempio, gli imprenditori artigiani della Sardegna, nel 2011 investirono solo 107 milioni di euro (tra rimborsi spesa nei tirocini e retribuzioni e oneri nell’apprendistato) contro i quasi 400 dell’Emilia Romagna (dati dell’Osservatorio Confartigianato Emilia Romagna)». «In ogni caso, della crisi- conclude il presidente Murgianu – si esce soprattutto con la preparazione e con le competenze giuste».
Nella foto: Luca Murgianu, presidente Confartigianato Imprese Sardegna
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