Atteso da schiere di fans che, puntualmente, davanti al loro idolo pop di 64 anni vengono a cantare insieme a lui le canzoni che hanno fatto la storia della canzone italiana
PORTO TORRES - Quasi un appuntamento fisso quello con Massimo Ranieri al Palazzetto dello sport “Alberto Mura”. Atteso da schiere di fans che, puntualmente, davanti al loro idolo pop di 64 anni (ma non li dimostra), vengono a cantare insieme a lui le canzoni che hanno fatto la storia della canzone italiana. Una specie di rito che si è ripetuto ieri sera al PalaMura dove ad attenderlo c’erano circa duemila persone per un tutto esaurito. E così, dopo avere portato in tournée per anni lo spettacolo “Canto perchè non so nuotare…da 40 anni”, una carrellata sulla sua lunga carriera di cantante ed attore, ieri sera l’ex-scugnizzo ha proposto una messa in scena più raffinata e matura.
Organizzato dalla “Via del Collegio” di Cagliari, il nuovo spettacolo scritto dallo stesso Ranieri e Gualtiero Peirce, “Sogno e son Desto”, che nel 2013 è stato un “live” e nello scorso gennaio un programma su Rai uno, è felicemente approdato sul palcoscenico di Porto Torres, con un’orchestra di sette ottimi solisti sul palco e un’atmosfera più intima e dimessa, ma che ha saputo affascinare un pubblico in delirio. Lo show con sottotitolo “Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle” vale a dire "chi non ha coraggio non deve andare a letto con le belle donne", contiene una frase provocatoria dedicati ai sognatori e agli ultimi, gli uomini e le donne cantati dalla musica di Raffaele Viviani e di Pino Daniele, i protagonisti del teatro di Eduardo De Filippo e Nino Taranto.
Tra musica, racconti particolari e colpi di teatro, Ranieri ha attraversato naturalmente anche la grande canzone napoletana e il suo amatissimo repertorio, con i suoi più celebri successi amati dal pubblico di tutte le età, da "Rose rosse" a "Erba di casa mia", da "Se bruciasse la città" a "Perdere l'amore" e i brani da lui resi memorabili come "La voce del silenzio", “Io che non vivo” e “La leva calcistica della classe ‘68”. Oltre ai suoi brani più famosi Ranieri ha, dunque, affrontato anche la poesia dei grandi cantautori, da De Andrè a Battisti, da Tenco a De Gregori. Ma in scena c’era anche il Ranieri attore, impegnato a raccontare il confine tra sogni e realtà, passando da Shakespeare a Collodi, da Alda Merini a Nino Taranto.
Teatro e musica si sono scambiati i ruoli nel nuovo spettacolo dello showman napoletano, che si è aggiudicato un Oscar Tv per la versione televisiva omonima del progetto. Non solo canzoni, omaggio a cantautori e a poeti che hanno saputo parlare al cuore, ma racconti di vita e di teatro, quasi un riconoscimento al coraggio delle persone comuni e alla dignità insita in ciascuno di noi. Ranieri ha deliziato il pubblico raccontando le sue esperienze professionali e di vita vissuta: «Quando annunciai a mio padre del mio primo importante contratto pubblicitario con la Barilla, lui mi rispose “mi raccomando fatti dare un pò di pasta”».
Ma nella sua carriera anche incontri fortunati con grandi maestri del teatro (chi può dimenticare il Brecht dell’Anima buona che Ranieri portò in scena con Strehler?): «Circa 32 anni fa ebbi l’onore di approdare alla corte del più grande regista teatrale di tutti i tempi, Giorgio Strehler, grazie al quale ho potuto calcare le tavole del palcoscenico», ha ricordato Ranieri. L’istrione della musica italiana è stato applauditissimo: un mix felice di canzoni con una voce da fare invidia ai più giovani, ma soprattutto è stato capace d’intrattenere con il “suo” pubblico un dialogo di grande amicizia.
Così si sono succeduti tanti brani della canzone italiana: da Tenco a Battisti, da Battiato a Pino Daniele. Ma ci sono stati anche alcuni momenti magici, come nel caso dell’omaggio speciale alla meravigliosa produzione di Domenico Modugno e alla giornalista e scrittrice Oriana Fallacci. Così lo spettacolo costruito sugli omaggi, e su citazioni da grandi autori “salta” in aria di fronte agli evergreen di Ranieri, che vengono proposti negli ultimi venti minuti dello spettacolo. Il PalaMura esplode alle prime note di “Erba di casa mia”, ed è un tutto un crescendo di entuasiasmo per “Perdere l’amore”, vecchie canzoni, ricordi di un periodo passato e più ingenuo, ma forse più spensierato.