Luigi Coppola
22 luglio 2006
Un grande Battiato infiamma il Festivalguer
Austero e ironico, istrionico e travolgente il Maestro di Catania, incanta i cinquemila dell’arena Maria Pia. Due ore di gran musica, con l’Orchestra Regionale Toscana & i F.S.C. Ospite della serata il poeta Manlio Sgalambro

ALGHERO - Gran serata spettacolo al Festivalguer 2006. Nel recente passato solo Claudio Baglioni e Beppe Grillo, hanno prodotto simili felici invasioni all’arena Maria Pia. Imponente il servizio con le forze dell’ordine, mai necessario anche grazie all’efficace logistica di Sardegna Concerti (stima in cinquemila le presenze al concerto) chiamata nelle ultime edizioni della manifestazione estiva a gestire ingenti flussi di spettatori, spesso frementi nell’attesa di poter vedere, sfiorare, i loro beniamini. Esaurite da tempo le tribune dell’impianto catalano, gli spalti si riempiono in tutti i settori, riunendo un pubblico eterogeneo all’anagrafe, ma compatto nell’entusiasmo: un colpo d’occhio da emozione. Alle ventidue entra sul palco, occupandolo interamente, fra gli scrosci d’applausi, l’Orchestra Regionale Toscana, diretta dal Maestro e pianista Carlo Guaitoli. In completo nero, abito e maglietta in tiro, arriva finalmente Battiato: gli orchestrali con il direttore tutti in piedi, lunghissimi gli applausi e si comincia.
“Aria di neve”, “La canzone dell’amore perduto”, “Come aay death”: scorrono i primi brani dopo il prologo poetico di Manlio Sgalambro, ospite della serata e voce narrante di poemetti e aneddoti che danno anche la possibilità di un intervallo al cantautore etneo. E’ seduto il cantante: inforca i classici occhialetti scuri e le cuffiette auricolari lo sincronizzano nei gesti delle braccia: volteggiano libere tracciando disegni, colorati dalla musica. Piacevole nella perfetta coralità assicurata dalla direzione di Guaitoli. “…Ricordi sbocciavano le viole con le nostre parole…non ci lasceremo mai..”. Tappeti musicali rasserenano l’arena che ha atteso inneggiando Franco: la sua voce è calda e rassicurante. L’incantesimo è sciolto, il pubblico applaude a ripetizione e urla bravo! E’ seriosamente ironico, nelle pause. Arriva l’angolo dello spot, quando si disseta con una bottiglietta : “…mi hanno chiesto qualche sera fa, cosa bevi? Campari?…No è Gatorade…” ; o quando asciuga il collo dal sudore che cola: “…con questo (un lenzuolo) mi sento Pavarotti…” Al termine della performance ne avrà anche per Jovanotti (prossimo protagonista sulla stessa ribalta il 5 agosto), scimmiottandolo in un suo brano “rappato”. “…Crescendo la pace al crepuscolo la troverai…” Flette le vocali lasciandone il riverbero agli strumenti, talvolta al pubblico che conosce e canta tutti i testi. Anche quelli recenti tratti dall’ultimo album “Un soffio al cuore di natura elettrica”. E’ una sintesi gradevole e applaudita a lungo. Salgono sul palco tre giovani figure, lo sfondo è tutto blu, mentre dall’alto sospese, quattro grosse ampolle luminose irradiano luce bianca. Davide alla chitarra, Andrea alla batteria (splendido) e Stefano al basso ovvero F.S.C. Il trio attacca scatenando drums e violini per “L’Era del Cinghiale Bianco”: il boato scuote la folla: balli e urla “Franco-Franco”. Canti esoterici (“Il cammino interminabile”, “La porta della Spavento Supremo”), luoghi della psiche inesplorata (“Fornicazione”, “Tra sesso e castità”), avanzano in percorsi intriganti con campionature sonore. Un overcross spirituale e metafisico che approda improvvisamente nel pop di massa. Parte il rush finale con i pezzi storici: “Povera Patria”, “Gli Uccelli”. Il quarto d’ora che segue è spasmodico: tutti in piedi a ballare “Voglio vederti danzare” e “Centro di gravità permanente”. Mille mani lo cercano, agguantandolo per un abbraccio. S’interrompe, riprende nel bagno di folla. La festa continua con “Cuccruccucu”: un grido di gioia che riprende stasera in Ogliastra. Alle 22,00 il bis è a Santa Maria Navarrese.
Nella foto F. Battiato
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