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Cor 2 agosto 2006
Bocciato il referendum contro il Piano Paesaggistico
Era stato promosso da esponenti del centrodestra i quali, il 15 luglio scorso, avevano depositato 33 mila firme complessive nella cancelleria della Corte d´appello
Bocciato il referendum contro il Piano Paesaggistico

CAGLIARI - La richiesta di indire tre referendum consultivi per abrogare altrettanti provvedimenti della Giunta regionale, riguardanti l´urbanistica e l´ambiente, era stata promossa da esponenti del centrodestra i quali, il 15 luglio scorso, avevano depositato 33 mila firme complessive nella cancelleria della Corte d´appello. Il primo dei quesiti proposti chiedeva se i sardi volevano l´abrogazione della cosiddetta "legge salvacoste" (l.r. n.8 del 2004). Il secondo se erano favorevoli alla riformulazione di una delibera di Giunta per introdurre su questa materia il principio della "copianificazione paritetica con i Comuni e le Province". Infine il terzo, se volevano il ritiro, senza essere sottoposto al voto del Consiglio, del disegno di legge della Giunta che fissa nuove norme per l´uso del territorio. L´Ufficio regionale del referendum - presieduto dal magistrato Gian Luigi Ferrero - ha accertato che in primo luogo non è stato raggiunto il numero minimo di richiedenti (fissato in 10 mila dalla legge regionale 20/1957) con firme "validamente autenticate". Dopo la verifica delle firme e dei verbali di dichiarazione di volontà, infatti, è stato rilevato che in molti casi la sottoscrizione non è stata fatta né con l´indicazione della personale conoscenza del sottoscrittore da parte del pubblico ufficiale, né attraverso il controllo di un documento di identità. In secondo luogo l´Ufficio regionale del referendum ha constatato che la richiesta di referendum presentata, nella sua forma attuale, non consentirebbe al corpo elettorale di esprimere con chiarezza un parere. Il quesito referendario, è scritto nella delibera, "non presenta i caratteri dell´omogeneità, della chiarezza e dell´univocità che debbono comunque caratterizzare anche i referendum consultivi, non potendo riconoscersi alla domanda un significato distintamente percepibile dal votante, in particolare avuto riguardo al condizionamento dato dal riferimento procedimentale sopra menzionato, e persino un distinto ed inequivoco esito della consultazione". La richiesta di referendum, inoltre, non è stata considerata legittima in quanto "si concretizza in un´inammissibile petizione rivolta ad un soggetto istituzionale, la Giunta regionale, differente dal fisiologico destinatario del parere, che è il Consiglio regionale, e si atteggia sostanzialmente come una forma di sollecitazione popolare indubitabilmente non prevista dall´ordinamento vigente".

Nella foto Pili e Tedde ad Alghero in occasione della presentazione dei referendum alla cittadinanza



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