A.B.
26 settembre 2015
Fenomeno cormorani: confronto Coldiretti-UeCoop
Dai monitoraggi eseguiti dall´Amministrazione Provinciale di Oristano risulta che in sei anni, dal 2008 al 2014, sono aumentati dell´86,50percento, passando da 8384 a 15636

ORISTANO - “I cormorani sono sempre più numerosi e stanno invadendo la Sardegna centro-occidentale”. Questo l'allarme lancitao dalla Coldiretti della Provincia di Oristano. I cormorani sono concentrati sopratutto nelle zone umide più significative della zona di Oristano: località Santa Maria, Corru Mannu, S’Ena Arrubia, Mistras. Dai monitoraggi eseguiti dall'Amministrazione Provinciale di Oristano, risulta che in sei anni, dal 2008 al 2014, sono aumentati dell'86,50percento, passando dai 8384 del 2008 ai 15636 del dicembre del 2014.
Sono divenuti una piaga per i pescatori dei compendi per i danni che stanno causando. Solo nell'ultimo anno, hanno consumato oltre 2milioni e mezzo di euro di pesce. Infatti, un cormorano mangia 310grammi di pesce al giorno. Prevalentemente mugilidi, anguille, granchi come risulta da uno studio condotto dal 1995 al 1997 dal professor Angelo Cau e dal dottor Piero Addis per l'Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Biologia Animale e Ecologia (“Predazione di Phalacrocorax carbo sinensis nel compendio lagunare di Cabras”). Nei sei mesi di massima presenza, secondo i dati emersi dallo studio, risulta che i cormorani hanno mangiato 537252chilogrammi di pesce per un valore di 2686258euro (assegnando un costo medio di 5euro a chilogrammo del pesce consumato).
I danni causati dagli uccelli ittiofagi all’attività ittiocolturale non si ferma al solo prelievo diretto. Bisogna prendere in considerazione anche altri fattori. L'attività predatoria è causa di stress per i pesci limitandone l’accrescimento ed aumentandone la mortalità delle specie da pescare. Inoltre, bisogna sommare anche i pesci feriti, ma non consumati dai cormorani, che non sono commercializzabili; cresce la diffusione di malattie; come se non bastasse si mangiano anche specie-foraggio, ovvero quello meno pregiato e di scarso valore commerciale, ma che rappresenta fonte di cibo naturale per quello pregiato. Insomma, per risarcire i pescatori dai danni causati dai cormorani, non bastano tutti i fondi messi a bilancio dalla Giunta (un milione di euro) per ristorare le imprese agricole danneggiate dalla fauna selvatica.
Nei mesi scorsi, sostenuti da UeCoop e dalla Coldiretti, i pescatori hanno più volte sollevato il problema in Regione, incontrando anche i rappresentanti della Presidenza della Giunta. Ad un mese dal nuovo arrivo degli ittofagi, non si sono ancora visti risultati, ne soluzioni. I piani di contenimento messi in campo per contrastare il fenomeno sono falliti come dimostrano i numeri in crescendo della loro presenza. Si tratta di dissuasori (le reti anti-uccello ed i cannoni a salve), che sono perà ritenuti “inutili e costosi”. Le reti, oltre al costo in termini di materiali e manutenzione, sono limitate ad aree poco estese ed hanno un certo impatto ecologico, in quanto impediscono l’accesso alle specie non bersaglio e possono causare la morte degli uccelli che vi rimangono intrappolati. Anche i cannoni a salve sono costosi, perché richiedono lo spostamento in motoscafo (i rimborsi provinciali non riescono a coprire minimamente le spese), ed allo stesso tempo inefficaci. I cormorani sono uccelli intelligenti, che appresa l’inefficacia dello sparo continuano indisturbati la loro attività predatoria. Spesso si posano sopra il cannone.
Visto l'oggettivo fallimento dei piani di contenimento attuali, Coldiretti ed UeCoop, rimanendo aperti ad altre eventuali soluzioni, ritengono prioritaria un'azione di prevenzione nelle lagune oristanesi, considerati anche i dati che registrano il forte aumento della presenza dei cormorani negli ultimi anni. La proposta è quella dell’abbattimento controllato, metodo efficace per contrastare l’invasione di una specie che rappresenta l’ultimo anello della catena alimentare. L’unico uccello che potrebbe “cacciarli”, infatti, è l’aquila pescatore, che però in Sardegna non è presente. Metodologia questa utilizzata in altre regioni e in passato (2009) anche in Sardegna: era previsto l’abbattimento del 4percento del totale degli uccelli presenti (pari 270 unità). La proposta è quello di abbattere il 4percento della specie presente (circa 260 unità sulla base delle presenze riscontrate nel 2014) sotto l’occhio vigile delle guardie forestali. Stesso strumento viene utilizzato in altre regioni italiane. Strumento che serve soprattutto come deterrente per l’intera popolazione, per raggiungere l’obbiettivo di allontanamento degli uccelli. L’azione di abbattimento potrebbe essere interrotta prima, se si centrano prima gli obbiettivi.
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