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Mariangela Pala 6 ottobre 2015
Porto Torres, Ex Sicmi: sit-in degli operai ai cancelli
Questa volta è toccato agli operai della Sicmi 40 lavoratori senza più contratto dal 30 settembre hanno scioperato ieri davanti agli ingressi dello stabilimento della Marinella
Porto Torres, Ex Sicmi: sit-in degli operai ai cancelli

PORTO TORRES - Questa volta è toccato agli operai della Sicmi, 40 lavoratori senza più contratto dal 30 settembre hanno scioperato ieri davanti agli ingressi dello stabilimento della Marinella – nella portineria centrale e a mare – anche loro fuori dal progetto della chimica verde, senza stipendi ormai da mesi con figure professionali mai entrate nel processo produttivo. Lo protesta continua, perché lo schiaffo alla città e al territorio che soffre arriva da chi gli accordi non li ha mai rispettati: gli operai chiedono a Eni-Matrica il rispetto del protocollo di intesa sulla chimica verde siglato nel 2011, in particolare l’addendum che privilegiava l’inserimento delle maestranze locali, spesso trascurate per agevolare le ditte non sarde.

I temi principali da discutere sul tavolo regionale riguardavano le azioni tese alla tutela dei lavoratori dell’indotto e del sistema delle imprese locali anche mediante la loro utilizzazione negli interventi di bonifica, e l’utilizzo di tutti quegli strumenti necessari a ricollocare addetti diretti e indiretti nella zona industriale di Porto Torres. Ma sembra che si sia fatto di tutto per non osservare nessuno di quegli accordi e così in un anno si sono persi oltre 500 posti di lavoro, e le prospettive non sono certo confortanti.

Alcuni lavoratori ex Sicmi hanno terminato il contratto a luglio, altri ancora sono stati inseriti per un anno e mezzo nelle liste Insar ma senza una proposta di lavoro o ammortizzatore sociale. Il segretario della Femca Cisl, Luca Velluto non risparmia critiche alle istituzioni a tutti i livelli: «Dal novembre del 2014 siamo in attesa dei tavoli tematici che erano stati creati e voluti in un addendum, ma a prescindere da questo la Regione pare non sia interessata alla chimica verde, ma alle dismissioni».

Stessa cosa per le istituzioni locali del tutto assenti «Il comune di Porto Torres che è la prima parte in causa dovrebbe fare di più e non solo portare solidarietà ai cancelli bloccati dai lavoratori. Dovrebbe garantirne il proseguo lavorativo, chiedendo conto, tutti insieme, ad Eni, a Novamont, alla Regione Sardegna e al Governo Nazionale, il rispetto di quel protocollo e degli investimenti previsti, perché solo così si vedrà un futuro.».
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