Secondo l´ex Ministo della difesa Arturo Parisi la riforma degli Enti Locali chiama in causa l´equilibrio dell politica sarda. L´alternativa è il referendum abrogativo
PORTO TORRES - «La questione che abbiamo di fronte ci interpella da sardi, ci provoca e ci sfida nella nostra specificità territoriale, ma ci siamo ritrovati nel giudizio che questo disegno di legge chiama in causa tutto l’ equilibrio della politica sarda». A sostenerlo è l’ex Ministro della difesa, Arturo Parisi che affronta le conclusioni della dibattuta Riforma degli Enti locali proposta dalla Regione Sardegna, al centro del convegno che ieri pomeriggio ha coinvolto una folta pattuglia di sindaci del sassarese, che hanno riempito la sala Canu a Porto Torres.
L’ex ministro ha spiegato le ragioni politiche di fondo che stanno alla base della scelta fatta dalla Regione Sardegna. «Il problema della Sardegna è lo sviluppo economico in ritardo, l’isolamento, lo spopolamento e l’immigrazione, e la scelta di un’area metropolitana solo al sud penalizza questo sviluppo, una scelta esclusivamente politica che la Regione propone per la crescita dell’isola, un’idea che prevede che concentrando in una sola zona compatta, popolazione risorse e strutture si riesce a produrre quella dinamica virtuosa che consentendo a questa zona di interagire con le altre, coinvolge e si tira dietro l’intera isola nel mondo».
Il professor Arturo Parisi ha rivolto un appello ai rappresentanti regionali: «Parlare dell’assetto degli enti locali e contemporaneamente dell’assetto giuridico significa parlare del problema sociale, ecco perché abbiamo bisogno di tempo, e rinnovo con passione questa richiesta ai consiglieri regionali contro quest’atteggiamento di chi si comporta come se la città metropolitana di Cagliari fosse già esistita». Non resta dunque che difendere la posizione e portare avanti la proposta referendaria. Per la prima volta un territorio unito, insieme ai rappresentanti dei settori produttivi e dei sindacati, per portare avanti un piano di azione comune.
Una Regione a statuto speciale non può lasciarsi sfuggire un’opportunità: quella di riconoscere un’area metropolitana anche nel nord dell’isola. Ma ad essere sorda è la Regione ed in particolare i vertici che fanno riferimento alla sola area meridionale dell’isola. Tutti uniti per costituire un comitato referendario in grado di abrogare la legge Erriu se mai dovesse essere approvata con la sola previsione dell’area metropolitana del sud. La proposta dell’amministrazione comunale è quella di una manifestazione con tutti i consigli comunali convocati a Cagliari.
Il sindaco di Castelsardo, Franco Cuccureddu, a capo del coordinamento dei sindaci ha analizzato la legge Erriu sostenendo la incostituzionalità del provvedimento, concetto ribadito dal costituzionalista, Omar Chessa, in quanto non si può istituire l’area metropolitana senza prima sopprimere la preesistente Provincia di Cagliari. «La Sardegna ha un statuto autonomo garantito dalla legge costituzionale del 1948 che dice tu le tue autonomie locali organizzale come vuoi perché lo puoi fare. La prima richiesta che noi facciamo al consiglio regionale è date un colpo di reni è appropriatevi dei diritti dell’autonomia che i nostri padri costituenti ci hanno regalato», interviene il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu.
«La legge Delrio stabilisce che le aree metropolitane devono essere estese alle provincie di appartenenza. In Sardegna c’è lo spazio per considerare tre grandi macroaree: centro, nord e sud, queste ultime due hanno vocazione metropolitana che danno la possibilità di bilanciare le due zone dal punto di vista delle opportunità ed evitare che tutto venga concentrato al sud», ha sottolineato il sindaco di Ploaghe, Carlo Sotgiu. Marco Tedde, consigliere di Forza Italia esordisce con una battuta sarcastica sul riconoscimento dell’area metropolitana a Cagliari fornita soltanto da Wikipedia. Per l’ex sindaco di Alghero occorre portare avanti tutti uniti la battaglia affinchè la legge non venga approvata. Ma ci sono gli altri consiglieri regionali del sud da coinvolgere e convincere che questa scelta penalizza il resto delle aree storiche della Sardegna.