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Mariangela Pala 20 novembre 2015
Villaggio Satellite obliato dalla politica
Il quartiere del villaggio Satellite precipita sempre più nel degrado, forse più di altri quartieri lasciati nell’abbandono più totale, con opere di manutenzione quasi inesistenti
Villaggio Satellite obliato dalla politica

PORTO TORRES - Stessa storia, altro posto. Il quartiere del villaggio Satellite precipita sempre più nel degrado, forse più di altri quartieri lasciati nell’abbandono più totale, con opere di manutenzione quasi inesistenti. L’abbandono del rione è tornato alla ribalta, mercoledì sera, in occasione dell’incontro della Giunta comunale con gli abitanti della zona, presso il Centro di aggregazione sociale. Nell’area residenziale i problemi erano stati segnalati da tempo, inizialmente per l'impianto fognario non adeguato, poi per il rifacimento delle strade, marciapiedi e illuminazione pubblica.

Nei primi mesi di vita dell’amministrazione Wheeler si fa il punto della situazione, e si ricorda l’intervento parziale sulle caditoie. «Solo tre interventi – lamenta qualcuno – a fronte di 700 caditoie, lavori iniziati e lasciati a metà». Da qui alla normalità, però, il passo è ancora lungo. Negli ultimi mesi sono piovute segnalazioni da parte dei residenti, costretti a fare i conti con erba alta, sporcizia e rifiuti abbandonati. Cumuli di calcinacci che circondano le case, lasciati per mesi, dopo alcuni interventi di manutenzione, insieme alla spazzatura che favorisce l'annidarsi di rettili, topi e insetti di ogni tipo.

La protesta dei residenti, che hanno riempito la sala del Centro si fa sentire e gran voce. Si ripropone il problema non secondario dell’acqua, con gli interventi sulla tubature da parte di Abbanoa che avrebbero migliorato la pressione di rete, ma c’è ancora tanto da fare secondo un lungo cronoprogramma. Il quartiere nato più di 40 anni fa, quando iniziarono i primi insediamenti da parte degli abitanti del quartiere di San Gavino, sottoposto ad interventi di bonifica, che furono trasferiti nel nuovo Villaggio Satellite, ha raggiunto i 4 mila abitanti: una vera e propria cittadina di Provincia.

«Il quartiere è sempre stato considerato di serie B, con problemi di rapporti con il resto della città, dove si trova un gran numero di anziani non in grado di trasportare bidoni dell’acqua», sostiene Gianni Frassetto dello Spi, il sindacato anziani , il quale propone la realizzazione di un potabilizzatore a Porto Torres con una spesa di 200mila euro in grado di risolvere in maniera definitiva la questione acqua potabile.

Ci sono poi le fogne sottodimensionate che puntualmente saltano e diffondono odori nauseabondi, le case di proprietà di Area (Azienda regionale per l’edilizia abitativa) prive di manutenzioni, e gli interventi di ripristino spesso sono lasciati a metà. Il presidente del comitato spontaneo di quartiere, Angelo Canu ribadisce il diritto degli anziani di riappropriarsi di uno spazio all’interno del Centro di aggregazione, occupato da alcune associazioni di volontariato, Anteas, Croce Rossa e Aepoc. C’è anche l’Unitalsi che reclama il diritto di usufruire della struttura per poter svolgere le loro attività.

«Questa è una struttura che i nostri genitori, 40 anni fa, sono riusciti a mettere su come Centro diurno per anziani, utile per attività sociali, di aggregazione e ristoro. Purtroppo durante la campagna elettorale è stata assegnata illegalmente ad una associazione di volontariato. Ma vogliamo rientrare in questi locali per consentire agli anziani del rione di poter svolgere le attività di svago che molti di loro non possono concedersi perché a basso reddito o perché soli ed esclusi dalla sfera sociale», protesta Canu.

Oltre mille le firme raccolte dai residenti che sperano di conquistarsi uno spazio, un luogo che consenta loro di contrastare la solitudine e promuovere l’aggregazione, offrendo risposte ad una fascia consistente di persone che richiedono interventi di natura integrativa, iniziative ricreativo-culturali, in un contesto già gravemente colpito da situazioni di abbandono e forte disoccupazione. Una convivenza possibile all’interno di un Centro così ampio, dove le diverse associazioni, ciascuno per il proprio scopo, potrebbe trovare un accordo di vita in comune.



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