Luciano Deriu
27 agosto 2018
Alghero nel thriller più letto d´Italia
“Il patto dell’abate nero”, in testa alle classifiche di vendite in Italia, è ambientato in gran parte in città. L’evento è straordinario per le ricadute di conoscenza e di creazione di fascino che possono derivare alla città. Marcello Simoni è un autore da un milione e mezzo di lettori e non è nuovo a simili imprese

ALGHERO - Un libro thriller, “Il patto dell’abate nero”, in testa alle classifiche di vendite in Italia, è ambientato in gran parte ad Alghero. L’evento è straordinario per le ricadute di conoscenza e di creazione di fascino che possono derivare alla città. Marcello Simoni è un autore da un milione e mezzo di lettori e non è nuovo a simili imprese. Il suo romanzo d’esordio “Il mercante di libri maledetti” è stato in testa a ogni classifica di vendita per oltre un mese, con diciotto traduzioni nel mondo. Per la sua scelta, davvero azzeccata, di ambientare un thriller nell'Alguer catalana, l’autore meriterebbe un grande abbraccio dalla città. Il libro è stato presentato ad Alghero, all’interno del Festival “Dall’altra parte del mare”, organizzato dalla Libreria Cyrano. Simoni porta in giro per il mondo il migliore attrattore di Alghero, il fascino storico della città antica, un’incredibile e inaspettata promozione culturale per la città.
Si racconta una saga, una storia inserita in una serialità che rimanda a un’altra storia. Simoni non lo dice, ma è assai probabile che anche nel romanzo che verrà ci si ritroverà ancora ad Alghero, tra il porto dei mercanti e la Grotta Verde, a un livello più basso di quello attuale. Il racconto è ovviamente di fantasia, ma fondato su alcuni dati storici. L’ambientazione è l’ Alguer del Quattrocento, fascinosa, un po’ losca e avventuriera, brulicante di coralline, soggetta a una sorta di transumanza del mare. Una stagionalità, un po’ come quella attuale, ma allora data dall’alternarsi delle stagioni del corallo. C’è la Juharia, la più grande comunità ebraica dopo quella di Cagliari, particolarmente fiorente, conosciuta per la capacità di fare ingenti prestiti perfino alla Corona di Aragona. Ma soprattutto animata da dinamici armatori, non sempre trasparenti negli affari, che compravano i rami arborescenti del corallo “iscint del mar” per rivenderli ai laboratori di Barcellona o Marsiglia, moltiplicando per mille i proventi.
C’è l’Alghero dei traffici marittimi del secondo Quattrocento sulla “ruta de las islas”, uno dei pochi periodi floridi che la città abbia conosciuto nella sua storia, quando le esportazioni dalla Catalogna alla Sardegna apparivano consistenti e Alghero esportava i prodotti di un interno produttivo e soprattutto l’abbondanza dei coralli dei mari. Tutto questo è raccontato da Simoni in uno stile semplice e serrato, dove non ci sono eroi buoni. Tra i bancari della Firenze dei Medici e l’Alghero degli ebrei, primeggiano affaristi e avventurieri spinti dall’avidità. Ma anche antieroine belle e toste che richiamano alla mente le giudicesse sarde, da Adelasia di Torres a Eleonora d’Arborea, capaci di prefigurare in modo forte, fin dal medioevo, l’emancipazione da una condizione di sottomissione femminile.
Nella foto: un particolare della copertina del romanzo
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