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Cor 11 ottobre 2007
Stop alla "villettopoli" per salvare la città storica
Grande entusiasmo e affluenza di pubblico per il doppio incontro di ieri con Pier Luigi Cervellati, da sempre al centro del dibattito sulla città in Italia
Stop alla

ALGHERO - Grande entusiasmo e affluenza di pubblico per il doppio incontro di ieri con Pier Luigi Cervellati, da sempre al centro del dibattito sulla città in Italia. L’architetto, laureatosi a Firenze nel 1961, è stato Assessore del Comune di Bologna dal 1965 al 1980, rendendosi protagonista di un cambio di rotta nella concezione del processo di riqualificazione dei centri storici. Attualmente docente di Progettazione e riqualificazione urbana e territoriale presso lo IUAV di Venezia, ha accolto con molto piacere l’invito offerto dalla Facoltà di Architettura di Alghero: «invitare me a parlare di centri storici – ha commentato - è, come si dice dalle mia parti, come invitare un’oca a bere». La lezione aperta del mattino, con gli studenti del terzo anno di pianificazione, ha preso in esame temi importanti quali traffico, piano paesistico, espansione dei centri urbani e ambiente naturale, per poi entrare nel merito di casi specifici attraverso il racconto di fatti e dinamiche storiche (come l’origine dei giardini di Versailles, l’espansione dei centri di Cagliari, Nuoro e Alghero e la costruzione ex-novo del villaggio di Porto Cervo). Alla sera, invece, in occasione della conferenza, l’attenzione si è spostata maggiormente sul tema dei centri storici, nei confronti dei quali la stessa disciplina urbanistica sembra aver concorso a creare in passato alcuni errori di valutazione: il più importante tra questi, di cui lo stesso Cervellati si è assunto la responsabilità, è quello di aver denominato come oggetto di analisi il “centro storico” quello che in passato era una “città storica”, che ovviamente non possedeva una “periferia” come la intendiamo oggi. Questa infatti non conserva più quelle attività e quelle realtà di aggregazione sociale e culturale, come parrocchie e conventi, che concorrevano un tempo a dare al territorio il “senso di città”. Persiste invece una visione centripeta della città, che si allarga senza sosta nonostante l’aumento della popolazione non giustifichi proporzionalmente questo ampliamento. Vero è, secondo Cervellati, che a cambiare sono state anche le forme e le necessità del vivere domestico: sarebbe oggi impensabile, infatti, conservare la struttura originaria di alcuni palazzi del centro, senza servizi igienici e altre comodità attualmente indispensabili. Allo stesso modo le unità abitative hanno subito una variazione nelle dimensioni, portando alla costruzione costante di unità unifamiliari, con piccoli spazi verdi privati e spesso molto simili tra loro: quartieri che potrebbero benissimo appartenere a qualsiasi città del mondo e che Cervellati, con un pizzico di ironia, ha ribattezzato “villettopoli”. Spazi - e non luoghi, come ha tenuto a precisare – contraddistinti da una totale perdita di caratterizzazione e unicità nonché da un terribile senso di smarrimento e da un’insolita perdita di orientamento per chi le visita e per chi le abita. I centri storici, nel frattempo, stanno subendo un’evoluzione diversa ma collegata allo stesso processo: persi i propri abitanti, le proprie attività e tradizioni, e presi d’assalto dai turisti, quelli di città d’arte come Firenze e Venezia non conservano più la loro identità ma vanno pian piano distruggendosi. La soluzione può risiedere in una pianificazione ragionata che conservi un territorio mai più riproducibile? Il dibattito, a tratti anche molto acceso, ha coinvolto docenti della Facoltà e cittadini di Alghero, i quali hanno posto al prof. Cervellati interrogativi sulle problematiche che affliggono il centro storico e avanzato proposte per una ottimale gestione del bene pubblico e del proprio patrimonio storico.

Nella foto Pier Luigi Cervellati



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