Red
28 giugno 2019
Dialisi peritoneale a domicilio: l´Aou forma i pazienti
L´incontro è stato organizzato nelle sale dell´Hotel Carlo Felice dalla Struttura complessa di Nefrologia, dialisi e trapianto dell´Azienda ospedaliero universitaria di Sassari per fornire indicazioni pratiche su come affrontare ogni giorno l´esperienza della malattia renale

SASSARI - Un incontro educativo dedicato ai pazienti che svolgono la dialisi peritoneale a domicilio ed ai familiari che ne condividono l'esperienza, mirato ad una migliore conoscenza della malattia renale cronica avanzata ed alla gestione del trattamento. È stato questo il tema centrale della riunione organizzata nei giorni scorsi dalla struttura complessa di Nefrologia, dialisi e trapianto dell'Aou di Sassari all'Hotel Carlo Felice. La dialisi peritoneale costituisce in Italia, e nel mondo, la metodica dialitica domiciliare più diffusa. È un trattamento continuo e fisiologico, con molti vantaggi clinici rispetto all'emodialisi. Come è stato spiegato durante l'incontro, per essere in grado di gestirla, prendersi cura di se e collaborare con il personale sanitario, il paziente ed i familiari devono essere formati alla gestione del trattamento, attraverso fasi di apprendimento costanti e ripetute nel tempo.
«Il paziente che svolge la Dialisi peritoneale – spiega Maria Cossu, direttore della Struttura – può organizzare al meglio la propria vita, perché non è legato al trattamento in ospedale». Il vantaggio è quello di potersi spostare portando con se l'attrezzatura. L'Aou di Sassari ha stipulato un contratto con l'azienda fornitrice del servizio che recapita a domicilio del paziente il materiale per la dialisi peritoneale e ne garantisce la fornitura anche negli spostamenti in Italia ed all'estero. «Il trattamento – aggiunge Vincenzo Fanelli, responsabile del Servizio di dialisi peritoneale e responsabile scientifico dell'incontro – viene eseguito in molti casi con una metodica automatizzata notturna, che si giova di un controllo remoto dal nostro centro, attraverso un sistema cloud via modem telefonico. Questo, a esempio ha consentito a un paziente sassarese, che per diversi mesi all'anno vive in SudAmerica, di ricevere anche all'estero il materiale e avere un controllo terapeutico a distanza».
La struttura sassarese segue trentacinque pazienti, tra questi alcuni bambini dai primi mesi di vita in dialisi peritoneale. Il più piccolo ha un anno e sarà al più presto avviato al trapianto, mentre un altro è stato trapiantato all'età di due anni, attualmente ha dieci anni e conduce una vita normale. «Lo scopo – riprende Cossu – è quello di garantire al paziente la migliore qualità di vita e la possibilità di trapianto». E sabato, durante l'incontro, erano presenti proprio alcuni pazienti trapiantati, che in passato hanno svolto la dialisi peritoneale e che hanno portato la loro testimonianza. All'incontro, hanno partecipato i medici e gli infermieri della Struttura. Si è discusso dell'igiene e della prevenzione delle infezioni, e con Maria Piredda del comportamento alimentare e dell'esercizio fisico, mentre Milco Ciccarese ha introdotto l'argomento dei trapianti di rene. A parlare della gestione del paziente, nella parte riservata alla formazione ed all'addestramento del paziente e del familiare, è stata Vanna Porcu, infermiera dedicata alla dialisi peritoneale.
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