A.B.
23 novembre 2007
Hans Ibelings e l’architettura nel ventunesimo secolo

ALGHERO - Una presentazione sostenuta e ricca di immagini provenienti da tutto il mondo ha entusiasmato ieri la platea accorsa per ascoltare Hans Ibelings, ospite per un giorno della Facoltà di Architettura di Alghero all'interno del ciclo di conferenze della “Scuola di Dottorato in Architettura e Pianificazione”. Già autore di un saggio fortunato e provocatorio come “Supermodernism. Architecture in the Age of Globalization”, Ibelings ha mostrato l’evoluzione della sua ricerca sull’architettura contemporanea, che attualmente si esprime soprattutto attraverso la direzione e pubblicazione della rivista internazionale “A10 New European Architecture”. Una rivista che, come ha spiegato il professor Francesco Spanedda nell’introduzione alla relazione, da sempre decide di pubblicare opere di alta qualità senza privilegiare il mainstream, anzi, quasi volutamente escludendo il già visto e il già noto, «un’attitudine ad assegnare valore a un singolo edificio assumendosi la responsabilità e il rischio di quanto si dice, evitando il più possibile i luoghi comuni». “A10” si basa infatti in gran parte su una fitta rete di corrispondenti nella varie regioni europee, che segnalano quanto di interessante emerge nel panorama culturale locale. È un'impostazione assolutamente differente dalla pratica corrente della maggior parte delle riviste, che tendono a pubblicare quanto ha già ottenuto risonanza nella stampa, e che consente uno sguardo preciso e disincantato sulla produzione degli architetti europei. Questa osservazione sul campo è particolarmente evidente in tre ordini di considerazioni che Ibelings ha esposto durante la conferenza: la necessità di spostare l'attenzione sulle architetture di qualità che vengono costruite in Europa al di fuori dello star system; l'importanza di considerare correttamente la scala degli insediamenti, in opposizione all'ormai onnipresente, e talvolta abusato, concetto di “città metropolitana”; l’opportunità di riscrivere la storia del movimento moderno a partire dalla ricchezza nascosta delle esperienze dimenticate perché avvenute in aree marginali per condizioni storiche o sociali, come il sud o l’est dell’Europa. Un’attitudine che ha permesso allo stesso Ibelings di “scoprire” realizzazioni poco note come il “Sushi bar di Drozdov&partners”, a Kharkov, in Ucraina, rivelazione di cui si dice «molto orgoglioso». La conferenza, rigorosamente in lingua inglese, ha riscosso interesse e vivo apprezzamento non solo presso docenti, studenti, e dottorandi della Facoltà, che persegue alcune linee di ricerca parallele e similari a quelle esposte, ma anche presso il pubblico generico, grazie ad un’esposizione semplice e ricca di costanti riferimenti visivi.
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