«Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà. Una scelta di civiltà come il ripristino ambientale da realizzare a Capo Caccia», chiede il Gruppo d’Intervento Giuridico odv
ALGHERO - «Quanto accaduto a Capo Caccia, sulla costa algherese, rappresenta uno scempio ambientale spudorato e senza giustificazioni. In breve tempo, incredibilmente, nell’area dell’Hotel Capo Caccia, acquisito nel 2019 da una cordata di imprenditori capeggiata da Francesco Biasion, titolare del vicino “Condominio Eurotel Capocaccia”, altra struttura ricettiva che ha visto lustri di analoghi contenziosi giudiziari, è stato realizzato “il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di ginepri e conifere eseguito per una porzione di circa un 6000metri quadri, in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica ed anche della valutazione di incidenza ambientale»
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Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv, che ha già annunciato che, in caso di procedimento, si costituirà parte civile
[LEGGI] torna sulla vicenda che tanto sta facendo parlare, a tutti i livelli, ad Alghero, sottolineando come «Il taglio boschivo “in danno di un soprassuolo caratterizzato dalla presenza di ginepri secolari e numerosissime piante di Pino”, costituisce un vero e proprio delitto ambientale, in area particolarmente protetta. L’area è stata posta sotto sequestro preventivo da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, per evitare che il danno ambientale fosse ancora maggiore. Di autorizzazioni (se mai fosse possibile rilasciarle legittimamente) nemmeno l’ombra, a quanto pare», dichiara Stefano Deliperi, a nome del Grig.
«L’area costiera di Porto Conte rientra nell’omonimo Parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico e con vincolo di conservazione integrale, l’area è, inoltre, immediatamente contigua alla Zona di protezione speciale e nel Sito di importanza comunitaria “Capo Caccia (con le isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio”, ai sensi delle direttive n.92/43/Cee sulla tutela degli habitat e n.09/147/Ce sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica. Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv – proseguono gli ambientalisti - fin da subito ha sostenuto l’azione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e, in caso di dibattimento penale, presenterà istanza di costituzione di parte civile con la richiesta di esemplare condanna dei responsabili. Ma c’è qualcosa che le Amministrazioni pubbliche competenti (Ministero per i beni e attività culturali e il turismo, Regione autonoma della Sardegna, Comune di Alghero) possono fare fin da subito per cercare di riparare il pesante danno ambientale: ordinare il ripristino ambientale a carico e spese dei trasgressori: il Grig ha, pertanto, inoltrato (10 dicembre) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di ripristino ambientale alle Amministrazioni pubbliche competenti, alla polizia giudiziaria e, per competenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari».
«Un ultima considerazione, certamente non secondaria: non è azzardato ipotizzare che il taglio boschivo sia propedeutico agli aumenti volumetrici prospettati dal disegno di legge regionale n.108 del 2020, più facili da realizzare senza l’ostacolo di un bosco, sebbene la giurisprudenza costituzionale in materia sia chiara e inequivocabile. Oltre 37mila cittadini hanno già sottoscritto la petizione per la salvaguardia delle coste sarde, per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del Piano paesaggistico regionale. Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà. Una scelta di civiltà – chiosa Deliperi - come il ripristino ambientale da realizzare a Capo Caccia».