Giovanni Oliva, a capo del Comitato Punta Giglio Liberà, dovrà comparire il prossimo 1 luglio di fronte al Giudice di Pace nell´aula di Sorveglianza del Tribunale di Sassari per essersi introdotto, senza autorizzazione, all´interno del cantiere
ALGHERO - Dovrà rispondere del reato di cui all'
artt 110 e 637 del Codice Penale, per essersi introdotto nel fondo in concessione demaniale alla soc. cooperativa Il Quinto Elemento, opportunamente recintato, dove erano in corso lavori edili di restauro conservativo e rifunzionalizzazione del compendio di Punta Giglio. Giovanni Oliva, presidente del Comitato Punta Giglio Liberà, che da tempo si batte in prima linea contro la realizzazione del "Rifugio di Mare", dovrà comparire il prossimo 1 luglio di fronte al Giudice di Pace nell'aula di Sorveglianza del Tribunale di Sassari, la dott.ssa Lai. Insieme a lui, a giudizio, altri due attivisti. «Volevamo renderci conto di persona della devastazione che i lavori sulla strada che conduce alla falesia di Punta Giglio, eseguiti "a s'afferra afferra", avevano causato a quel luogo tanto caro» è il commento di Giovanni Oliva che chiede pubblicamente «un gesto anche solo simbolico di solidarietà» e all'indomani del primo
pronunciamento del Tar che sospende l'efficacia della
chiusura del Rifugio di Punta Giglio disposta dalla Regione, promette che «l'impegno per riportare a Punta Giglio la ragione della tutela ambientale e il rispetto delle regole va avanti».
Nella foto: Giovanni Oliva a Punta Giglio