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Cor 7 maggio 2022
La Stroke unit dell’Aou all’Esoc di Lione
All’ottava edizione del congresso europeo è stato presentato uno studio osservazionale retrospettivo che ha visto collaborare la struttura diretta dalla dottoressa Alessandra Sanna e la Formazione, ricerca e sperimentazione clinica diretta da Giovanni Sotgiu. Il risultato apre allo sviluppo di terapie create su misura del paziente
La Stroke unit dell’<i>Aou</i> all’Esoc di Lione

SASSARI – Una tre giorni dedicata alla divulgazione delle ricerche, delle novità sull’ictus quindi sulle tecnologie a disposizione degli specialisti per il trattamento della patologia. A questo è servita l’ottava edizione della “European stroke organisation conference” (Esoc) che si è svolta a Lione dal 4 al 6 maggio. Un appuntamento che ha messo a confronto numerosi esperti del settore provenienti da 107 paesi e 6 continenti e ha visto l’Aou di Sassari coinvolta con la Stroke unit diretta dalla dottoressa Alessandra Sanna.

Al congresso, che si è svolto con la doppia modalità in presenza e in videoconferenza, è stato presentato e accettato il lavoro realizzato dalla Stroke unit sassarese in collaborazione con la struttura di Formazione, ricerca e sperimentazione clinica dell’Aou diretta dal professor Giovanni Sotgiu. Nello studio osservazionale retrospettivo è stata valutata la risposta alla terapia trombolitica effettuata dalla Stroke Unit su 287 pazienti trattati. «È emerso – afferma la direttrice della Stroke unit Alessandra Sanna – che i pazienti affetti da fibrillazione atriale e che hanno quindi un'origine cardioembolica dell'evento, rispondono meglio alla trombolisi rispetto a quelli con ictus di origine aterotrombotica».

Dallo studio si ricava che la diversa risposta potrebbe dipendere dalla composizione del trombo. Il materiale trombotico nei sottogruppi cardioembolici potrebbe essere più suscettibile al farmaco utilizzato nella terapia. Ecco allora che potrebbero essere necessarie terapie create su misura, in base alle caratteristiche del sottotipo di ictus che colpisce il paziente. «Questo risultato è una novità nel panorama scientifico e potrebbe aprire nuovi scenari relativamente allo sviluppo di terapie sempre più specifiche, in base al meccanismo patogenetico dell'Ictus», conclude. L’abstract dello studio è stato pubblicato sul supplemento dell’European Stroke journal di maggio.
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