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Daria Chiappe 18 settembre 2022
Da Venezia al cinema soffia il buon Bentu di Mereu
L´ultimo film di Salvatore Mereu giunge nelle sale cinematografiche dell´isola. Dopo la partecipazione al Festival del Cinema di Venezia, la presentazione del regista a Sassari e ad Alghero con la Società Umanitaria.
Da Venezia al cinema soffia il buon <i>Bentu</i> di Mereu

SASSARI - Il Vento e il Tempo. Sono questi i due grandi protagonisti immateriali dell'ultimo film di Salvatore Mereu intitolato per l'appunto “Bentu”(Vento). Due elementi difficili da filmare, eppure costantemente mostrati dal regista in un rapporto di interdipendenza. Un dialogo intangibile, che si traduce in quello che è il tema principale del film: l'attesa del vento. Ecco quindi che la cinepresa si ferma, posandosi sui volti, sui paesaggi, come quello dorato dei granai della Trexenta e della Marmilla, ed aspetta così l'arrivo del vento per immortalarlo nei suoi movimenti e nei suoi suoni. Un vento amico e portatore di significati profondi, impersonati in parte anche da Raffaele, un anziano contadino che attende intrepido il bentu, per effettuare il raccolto del grano, alla sua maniera, senza l'ausilio delle macchine proprie di una modernità, che timidamente avanza nella Sardegna degli anni Cinquanta.

Un personaggio Raffaele, sul quale Mereu poggia il suo sguardo fisso, al fine di cogliere gli aspetti propri di una generazione passata, di cui si sono perduti saperi e valori, primo fra tutti quello del Tempo. Ecco allora che lo vediamo indugiare, pazientare e sperare nella solitudine della sua casa di campagna, dove l'alternanza del giorno e della notte, il rito dei pasti e i rumori uditi in lontananza, si sostituiscono puntualmente alle lancette dell'orologio. Un tempo lento e sofferto, allietato (forse) solo dalla presenza di Angelino, che spesso fa visita al vecchio nel tentativo di farlo sentire meno solo. Un bambino che, a differenza di Raffaele, è frettoloso ed incapace di aspettare “il vento giusto”, non solo per il grano, ma per ogni cosa.

Ed è proprio attraverso questa amicizia e contrapposizione di mondi che Mereu spinge il pubblico a riflettere sulla contemporaneità, regalando alla sua opera un Tempo nuovo, quello dell'oggi. Un'attualità restituita che rende ancor più interessante l'opera, liberamente tratta da Il vento ed altri racconti di Antonio Cossu e nata da un esercizio universitario con gli studenti di Cagliari e poi giunta per il suo valore fino al Festival di Venezia, nella sezione D'Autore. L'insolita durata di settanta minuti e l'uso della lingua sarda accanto ai sottotitoli, non hanno dunque rappresentato un ostacolo per Mereu, che nel cinema si muove controcorrente e con la stessa caparbietà del suo personaggio Raffaele. Da ciò deriva un racconto della Sardegna autentica, da far conoscere e nella quale riconoscersi, in cui a prevalere è la forza degli animi e la bellezza dei paesaggi. Luoghi che vengono immortalati come quadri e ai quali alla fine il regista regala un ottimo Bentu.



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