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30 dicembre 2022
Alghero a terra: parla Moro «Unità per rilanciare l´aeroporto»
Visione e prospettiva: le parole del neo assessore ai Trasporti della Regione Sardegna, il sardista Antonio Moro, aprono uno spiraglio di ottimismo sullo sviluppo dello scalo aeroportuale algherese

ALGHERO - Situazione delicatissima sul fronte trasporto aereo in Riviera del Corallo. La gara sulla continuità territoriale segna un punto di non ritorno: nessuna compagnia aerea è disposta a garantire, con convenzioni statali, le tratte su Roma Fiumicino e Milano, così la regione Sardegna dovrà correre ai ripari per assicurare un servizio primario. In prima linea il neo assessore ai Trasporti, Antonio Moro, che senza mezzi termini si schiera col territorio ed assicura il massimo dell'impegno per garantire allo scalo del nord-ovest della Sardegna sostegno e futuro. Le sue parole.
Cosa rischia oggi Alghero senza compagnie aeree disposte a garantire la continuità territoriale?
«La metà del traffico passeggeri dell’aeroporto di Alghero è rappresentato sostanzialmente da viaggiatori in continuità territoriale e cancellare la continuità dallo scalo di Fertilia, lasciandola a Olbia e Cagliari, significa, nei fatti, mettere a rischio la sopravvivenza del Riviera di Corallo. E siccome a pensar male qualche volta ci si azzecca ho detto da subito e a scanso di equivoci che se qualcuno avesse in mente una così malsana idea, questa volta ha sbagliato indirizzo. In ogni caso Alghero non resterà senza i voli e siamo pronti ad attivare, con ministero ed Enac, la procedura d’emergenza che permetterà anche allo scalo del Nord Ovest di ritrovare i voli in continuità territoriale con Roma e Milano».
Secondo lei perché Ita, compagnia di bandiera totalmente partecipata dallo Stato, può permettersi di snobbare un servizio per il quale il pubblico garantisce sostanziosi finanziamenti?
«Ita non ha fornito alcuna motivazione credibile circa le ragioni del suo abbandono ad Alghero e i ribassi del 50% che ha formulato sulle rotte di Olbia e Cagliari dimostrano che il problema non sono le risorse poste a base d’asta nel bando europeo, né la sostenibilità economica del servizio di trasporto. Anzi, quegli stanziamenti (oltre 50 milioni di euro) si sono dimostrati congrui e il tutto, riferito ad una compagnia che ha il capitale sociale interamente in mano allo Stato Italiano, rende la decisione di Ita, inspiegabile oltreché inaccettabile».
Il mancato interesse dei vettori, nasconde davvero un’ipotesi di ridimensionamento dell’aeroporto algherese in ottica stagionale come paventato da più parti?
«Alghero è un aeroporto appetibile e strategico non solo nei mesi dell’estate. Sono soddisfatto della mobilitazione che di giorno in giorno cresce a difesa del Riviera del Corallo. Serve, infatti, una grande unità politica e di popolo per salvaguardare il diritto alla continuità territoriale in Sardegna e per rilanciare l’aeroporto di Alghero. Serve anche valorizzare lo scalo per le strutture che vanta, penso ad esempio a quelle che ospitavano la prestigiosa scuola di volo. Se poi davvero si vuole ragionare in termini di sistema aeroportuale sardo, credo che Alghero possa recitare un ruolo di primo piano nel sistema del trasporto aereo e non soltanto per i collegamenti turistici. L’ottica stagionale la lascerei dunque a quegli strabici che rivolgono lo sguardo sempre altrove, rispetto alle vocazioni e ai bisogni del Nord dell’Isola».
Alla luce delle mancate offerte su Alghero, non sarebbe stato possibile prevedere una gara in ottica di sistema regionale?
«La gara per la continuità territoriale è ormai diventato un affare estremamente complesso, soprattutto con riferimento al confronto con la commissione europea che ha assunto verso le proposte avanzate dalla Sardegna un atteggiamento demolitorio e penalizzante. Si pensi al sottodimensionamento del traffico residenti che ha portato al caos di Natale, oppure all’ostinata decisione di negare un tetto alle tariffe dei non residenti o anche ad escludere gli emigrati e i nati in Sardegna, che lavorano altrove, dalle agevolazioni tariffarie. Dico questo per far capire le difficoltà che comporterebbe una modifica radicale dei bandi».
Qual è la posizione della Regione e come intende l’assessorato garantire un indirizzo sulle politiche di sviluppo degli aeroporti?
«La Regione considera gli aeroporti sardi come infrastrutture essenziali allo sviluppo dell’economia dell’Isola e sul punto occorre essere chiari. La privatizzazione degli aeroporti non può significare la marginalizzazione della Regione sarda in ciò che attiene i compiti di controllo, di indirizzo e nelle scelte strategiche o nella pianificazione generale delle attività. La Regione negli aeroporti sardi paga il traffico, con oltre quaranta milioni di stanziamenti per la continuità, ed anche le manutenzioni e gli investimenti nelle strutture. Va da sé che la Regione non può permettersi un ruolo da comprimaria nelle gestioni aeroportuali e tantomeno intende farlo ad Alghero».
Crede che possa nascere, almeno per i trasporti, un vero e proprio asse del Nord da contrapporre a Cagliari?
«Se consideriamo, ad esempio, lo stato in cui versano i trasporti ferroviari in questa parte di Sardegna e se analizziamo alcune vicende che riguardano le dinamiche che hanno interessato gli aeroporti di Alghero e Olbia non c’è da meravigliarsi che il territorio trovi motivi di malessere o possa rispondere alla mobilitazione. Ma alla Sardegna serve soprattutto un asse sardo. Oggi più di ieri. Serve unità. Vera e reale. Perché la Sardegna, nei trasporti come in tutte le cose, non si salva in pezzi. La Sardegna deve salvarsi tutta e può crescere solo se saprà essere unita».
Nella foto: Antonio Moro, assessore ai Trasporti Regione Sardegna
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