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S.A. 20:19
41 Bis: Pd contro il trasferimento in Sardegna
I parlamentari sardi del PD, Sen. Marco Meloni e On. Silvio Lai, insieme alla responsabile Giustizia del Partito Democratico On. Debora Serracchiani contro il trasferimento di ben 92 detenuti in regime di 41-bis nella casa circondariale di Uta, vicino a Cagliari
41 Bis: Pd contro il trasferimento in Sardegna

CAGLIARI - «Abbiamo incontrato il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dott. Stefano De Michele, al quale abbiamo espresso la nostra fortissima preoccupazione per il prospettato trasferimento di ben 92 detenuti in regime di 41-bis nella casa circondariale di Uta, vicino a Cagliari. Abbiamo evidenziato i rischi sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico: la possibilità di nuove infiltrazioni criminali, le carenze strutturali del personale della polizia penitenziaria, le gravissime difficoltà della sanità penitenziaria. Non esiste, allo stato attuale, alcuna garanzia in grado di assicurare un presidio efficace di legalità e sicurezza in rapporto all’aumento di detenuti in regime di carcere duro. Per queste ragioni, riteniamo che questa decisione debba essere riconsiderata, e la sua esecuzione debba essere di conseguenza sospesa. La Sardegna non può farsi carico, da sola, di un terzo dell’intera popolazione detenuta in 41-bis in Italia. Si tratta di una scelta sbagliata e pericolosa, che scarica su un’unica regione un carico sproporzionato e insostenibile.

Lo dichiarano i parlamentari sardi del PD, Sen. Marco Meloni e On. Silvio Lai, insieme alla responsabile Giustizia del Partito Democratico On. Debora Serracchiani. E ancora: «Il dottor De Michele ci ha rappresentato i limiti del suo ambito di competenza, il che, dal nostro punto di vista, rende quanto più necessaria una richiesta di incontro – oltre che di un’informativa parlamentare – ai ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, in relazione agli aspetti connessi all’organizzazione della giustizia, alla gestione dei detenuti sottoposti al 41-bis, e alla sicurezza e all’ordine pubblico nei territori coinvolti». «Abbiamo inoltre chiesto – si legge nella nota - ricevendo rassicurazioni, che ora attendiamo siano confermate dai fatti – che sia superato l’inaccettabile ordine ministeriale (confermatoci dal direttore del DAP) di non rispondere alla convocazione delle Commissioni competenti del Consiglio regionale della Sardegna, che ci è stato confermato dal Direttore De Michele. È assolutamente opportuno, per il normale rispetto tra istituzioni, che il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e i direttori degli istituti penitenziari sardi possano essere auditi dalla massima istituzione dell’autonomia regionale».

E concludono: «Abbiamo infine ribadito la nostra intenzione – che porteremo all’attenzione del Governo e del Parlamento – di modificare le norme dell’ordinamento penitenziario che individuano le aree insulari come destinazione prioritaria per i detenuti in 41-bis. Norme che sono superate dai fatti: in vent’anni, il contesto sociale, istituzionale ed economico è profondamente mutato, e oggi queste disposizioni si traducono in un’ingiustizia evidente e in un rischio concreto per la sicurezza e la tenuta del territorio. Continueremo a vigilare e a proporre interventi concreti affinché le istituzioni, in Sardegna e non solo, operino per il miglioramento del sistema penitenziario e per una equilibrata ripartizione territoriale, in condizioni di sicurezza adeguate, dei detenuti sottoposti al regime di carcere duro. Chiediamo a tutte le forze politiche - in particolare ai parlamentari eletti in Sardegna - di battersi unitariamente per evitare che una sola regione sopporti un peso così spropositato e ingiusto, foriero di rischi che riteniamo debbano essere assolutamente scongiurati».



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