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17 agosto 2008
Cala il sipario sulla due giorni di Time in Sassari
L´Alborada con Paolo Fresu domattina in concerto al “Rizzeddu”. E in serata Nguyên Lê con Dhafer Youssef e “Requiem for a dying planet”

SASSARI - Il quartetto Alborada con Paolo Fresu, il progetto “Homescape” di Nguyên Lê con Dhafer Youssef e il cine-concerto “Requiem for a dying planet”. Con questi titoli in locandina, lunedì 18 cala il sipario sulla seconda edizione di Time in Sassari, la due giorni organizzata da Time in Jazz nel capoluogo turritano: un prolungamento del festival diretto da Paolo Fresu, che ha tenuto banco per una settimana a Berchidda (ma con tante tappe anche in altri centri del nord-est Sardegna).
La musica comincia già in mattinata con il quartetto d'archi Alborada (Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello), già applaudito nei giorni scorsi a Olbia e a Berchidda, ma stavolta in compagnia di un ospite d'eccezione: Paolo Fresu (tromba e flicorno). Inizialmente previsto nella Casa circondariale di San Sebastiano, per motivi organizzativi il loro concerto (aperto al pubblico con ingresso gratutito) si terrà invece in un altro spazio socialmente significativo: l'ospedale psichiatrico “Rizzeddu”. Resta invariato l'orario d'inizio: alle 11:30.
Attivo da una dozzina d'anni, il quartetto Alborada ha un repertorio che privilegia la musica barocca e quella del Novecento, con particolare attenzione per il minimalismo e le composizioni originali composte e arrangiate ad hoc da autori contemporanei e dagli stessi componenti del gruppo. All'attività cameristica affianca da sempre collaborazioni con musicisti di ambito jazzistico. In particolare con Paolo Fresu, appunto, in lavori come Heartland (con David Linx e Diederik Wissels), Il rito e la memoria e Scores, il progetto (e il disco del 2003) che, come suggerisce il titolo, raccoglie le musiche per il cinema scritte dal trombettista sardo per i film Il più crudele del giorni di Ferdinando Vicentini Orgnani (dedicato alla vicenda della giornalista Ilaria Alpi) e L’isola di Costanza Quatriglio.
Nel pomeriggio, alle 18, Time in Sassari va in trasferta a Ittireddu (a una cinquantina di chilometri dal capoluogo): nella chiesa di San Giacomo suona l'Aghera Quartet, già protagonista tre giorni prima del “Concerto aperitivo” nella matinée di Ferragosto a Berchidda. Il gruppo di Pierluigi Manca (contrabbasso), Andrea Granitzio (pianoforte), Emanuele Conti (sax) e Daniele Russo (batteria, subentrato di recente ad Andrea Ruggeri) è tra le più interessanti proposte apparse di recente sulla scena jazzistica sarda. Affiatamento e interplay, fantasia e intuizione, un sound originale che non nasconde l’inclinazione alla melodia: sono le prerogative del quartetto, nato nel 2005, che ha da poco firmato il suo disco d'esordio.
Al rientro a Sassari, in serata, è in programma alle 20:30 nella Piazza del Palazzo Ducale, la presentazione de “La Sardegna di dentro” e “La Sardegna di fuori”, due volumi firmati dal giornalista Giacomo Mameli in un cofanetto edito dalla CUEC. Poi, spazio agli ultimi due concerti della rassegna.
Si comincia, alle 21:30, con “Homescape”, il progetto del chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê con il tunisino Dhafer Youssef, virtuoso dell’oud (il liuto arabo) e cantante dalla straordinaria estensione vocale: suoni acustici ed elettrici, arcaici e digitali, echi di oriente e battiti tecnologici, suggestioni mistiche e squarci metropolitani in questo collaudato lavoro, pubblicato su disco due anni fa.
Chiude la serata e la due giorni di Time in Sassari, “Requiem for a dying planet”, il cine-concerto basato su un montaggio di immagini di due film di Werner Herzog, “The White Diamond” (del 2004) e “The Wild Blue Yonder” (del 2005), e le musiche dal vivo eseguite dagli stessi protagonisti delle due colonne sonore: il Cuncordu e Tenore de Orosei (Piero Pala e Massimo Roych: voche e mesuvoche; Gianluca Frau: contra; Mario Siotto: bassu; Patrizio Mura: voche e scacciapensieri), una delle migliori espressioni della tradizione polivocale sarda; Mola Sylla con il suo canto wolof, una tra le voci più particolari della tradizione senegalese, e il violoncellista olandese Ernst Reijseger. Le loro musiche si innestano nelle memorabili sequenze dei film di Werner Herzog in un intreccio di immagini, jazz d’avanguardia, sonorità e voci arcaiche, per un ipnotico viaggio fuori dal tempo e dallo spazio. Domani a Sassari, “Requiem for a dying planet” va in scena però con una variazione in organico: richiamato in patria da motivi familiari, Ernst Reijseger non ci sarà. Al suo posto, la tromba e il flicorno di Paolo Fresu.
Accanto alla musica, Time in Sassari propone due eventi firmati dal PAV, il settore di Time in Jazz dedicato alle arti visive: la rassegna di web-art “Arte nella rete”, e “Broadcast yourself”, una selezione di video scaricati da internet, una riflessione sul ruolo di youtube oltre che sull'architettura, tema centrale dell'edizione appena conclusa del festival di Berchidda. Dall'ultimo Time in Jazz arriva anche una scelta di immagini fotografiche, in proiezione sempre negli spazi di Piazza del Palazzo Ducale.
Nella foto Paolo Fresu
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