red
10 agosto 2004
No al decreto "ammazza-passeri" della Regione Sardegna
Si tratta di una sonora bocciatura dell´arrogante ed estremista politica filovenatoria condotta dalla passata Giunta e dal Consiglio regionale sardo, ove i partiti del centrodestra e del centrosinistra si erano appiattiti sulle posizioni dei cacciatori più oltranzisti

No al decreto "ammazza-passeri" della Regione Sardegna: ai sensi dell´art. 134 della Costituzione, il Governo ha presentato alla Corte Costituzionale un "ricorso per conflitto di attribuzione per la dichiarazione che non spetta alla Regione autonoma della Sardegna modificare il calendario venatorio".
Lo rende noto la LAV che, insieme ad altre associazioni, aveva presentato un esposto contro il decreto n. 3/V del 18 febbraio 2004 dell´Assessore all´Ambiente della Regione Sardegna, che aveva autorizzato le "deroghe" per allungare la stagione di caccia fino a tutto febbraio (anziché il 31 gennaio) e per cacciare tordo bottaccio e tordo sassello, e le specie protette passero, passera mattugia e storno, per un massimo di 120 animali complessivi per cacciatore (ovvero 6.000.000 di esemplari potenzialmente abbattibili dai circa 50.000 cacciatori sardi!).
Secondo il ricorso governativo, appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.30, tale deroga ".si connota da grave carenza di potere, non sussistendo i presupposti cui la legge statale e la normativa comunitaria ne condizionano l´esercizio, e da indebita invasione delle competenze statali in materia di tutela dell´ambiente e dell´ecosistema" ai sensi dell´art. 117 della Costituzione. E´ assente, infatti, l´obbligatorio "parere dell´Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS), prescritto dalla direttiva 79/409/CEE", e l´ampliamento del periodo venatorio a dopo il 31 gennaio "viola l´art. 18 della legge n. 157 del 1992 che fissa tale data a tutela dei cicli migratori e di rientro ai luoghi di nidificazione della fauna selvatica".
Per tali motivi il Governo chiede alla Corte di dichiarare "che non spetta alla Regione autonoma della Sardegna modificare unilateralmente e in totale assenza dei presupposti di legge il calendario venatorio e, conseguentemente, si chiede di annullare il decreto assessoriale nonché, ove occorra, gli atti presupposti e consequenziali" come la legge regionale n. 2 del 13 febbraio 2004 sulle "deroghe".
"Si tratta di una sonora bocciatura dell´arrogante ed estremista politica filovenatoria condotta dalla passata Giunta e dal Consiglio regionale sardo, ove i partiti del centrodestra e del centrosinistra si erano appiattiti sulle posizioni dei cacciatori più oltranzisti - dichiara Ennio Bonfanti, responsabile LAV settore Caccia e fauna - siamo certi che la Corte Costituzionale, confermando il costante e pluriennale indirizzo giurisprudenziale, boccerà le norme sarde sulle "deroghe" che promuovono vere carneficine di uccelli. Adesso il Governo deve impugnare le analoghe leggine-truffe approvate in queste settimane dalle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che autorizzano illegittimamente la caccia dei migratori protetti affinché a settembre, all´apertura della stagione venatoria, l´Italia non si trasformi in un mattatoio a cielo aperto".
"E´ vergognoso l´accanimento con cui ogni anno talune regioni tentano in tutti i modi di liberalizzare in maniera selvaggia la caccia, anche se a farne le spese sono piccoli uccelli pesanti meno della cartuccia usata per abbatterli - continua Bonfanti - Ma quest´anno, forse per l´approssimarsi delle elezioni regionali del 2005, certi "Governatori" si mostrano ancora più sudditi dello strapotere del mondo venatorio, concedendo ogni sorta di favore per accaparrarsi le simpatie elettorali delle doppiette".
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