Consumatori in rivolta. Camera, il Governo dice si alla privatizzazione dell'acqua con voto di fiducia: 320 voti a favore, 270 contrari. Il testo della legge
ALGHERO - Il Governo dice si al decreto legge cosiddetto "salva infrazioni" per l'attuazione di obblighi comunitari, contenente anche la contestata norma sulla riforma dei servizi pubblici compresa la privatizzazione dell'acqua. Dopo la bocciatura delle questioni pregiudiziali, la questione di fiducia è stata posta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. «Pochi grandi gruppi faranno affari d'oro a discapito dei cittadini che subiranno l'aumento delle tariffe dell'acqua», denuncia la vicepresidente del Partito Democratico Marina Sereni.
Fiducia ottenuta. Con 320 voti a favore il governo ha ottenuto, pochi minuti dopo le 17 di oggi (mercoledì) la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra cui l'erogazione dell'acqua. Contro il governo hanno votato 270 deputati.
«Sconcerto, rammarico e arrabbiatura - dice Sereni - perché il ministro Vito, riproponendo come una pratica burocratica l'ennesimo voto di fiducia, mostra disprezzo e scarsa stima verso il Parlamento e i deputati, anche quelli della maggioranza». L'Idv, con il portavoce Leoluca Orlando, annucia "lotta parlamentare" e "referendum contro ogni tentativo di privatizzazione" perché «l'acqua è più che un bene, un diritto, perché non ha alternative».
«Trattare il tema dell'acqua così come si sta facendo in questi giorni in Parlamento è francamente irresponsabile», denunciano Adusbef e Federconsumatori che si dicono «pregiudizialmente contrari ad affidare una risorsa fondamentale come l'acqua, considerato un bene dell'umanità, in mano a privati». Anche Cittadinanzattiva, in una lettera al ministro per gli Affari regionali e ai rappresentanti della Camera, chiede che l'art. 15 del decreto legge 135/2009 sugli obblighi comunitari, che «di fatto spiana completamente la strada alla privatizzazione dell'acqua», venga respinto.
Tema del contendere è il cosidetto "decreto Ronchi" che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera stringente dall'ente locale affidatario. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano. /
IL TESTO DELLA LEGGE
Ultima modifica ore 17.50