Incontro dibattito svolto nei giorni scorsi in un’affollata sala del Chiostro di San Francesco ad Alghero
ALGHERO - Medici, associazioni, cittadini uniti dall’urgenza comune di ripristinare i livelli di assistenza sanitaria in città: il futuro della sanità è nell’integrazione fra servizi ospedalieri e sociosanitari. Cambiano le tecnologie, le tecniche, le cure, l’incidenza delle patologie e devono cambiare anche le strutture in cui si erogano i servizi sanitari. Un luogo per i servizi, e un luogo per le cure, queste ultime suddivise per pazienti acuti e post acuti, trattamenti di breve durata e lungodegenti. E’ quanto emerso dall’incontro dibattito svolto nei giorni scorsi in un’affollata sala del Chiostro di San Francesco ad Alghero.
Il gruppo consiliare del Pd in Regione, che ha organizzato l’evento, ha voluto innanzitutto ascoltare le ragioni dei cittadini e degli operatori. A cominciare dal comitato di mamme che, da sei mesi attuano un sit-in presso l’ospedale civile per chiedere la riapertura del reparto di ostetricia, tema trattato anche dal primario di ginecologia dottor Ninni Urru. La dottoressa
Lina Bardino, presidente della consulta del volontariato che comprende 22 associazioni cittadine e ha denunciato la presenza di un numero insufficiente di operatori sanitari nei nostri ospedali e nella medicina del territorio.
I servizi territoriali (assistenza domiciliare, servizi residenziali assistiti e per i malati di Alzheimer e quelli psichici) sono stati l’oggetto specifico degli interventi di
Stefano Campus e di
Elisabetta Boglioli. Quest’ultima ha parlato dello scippo del centro per la salute mentale da tenere aperto 24 ore su 24, voluto nella scorsa legislatura e totalmente mortificato oggi. Il tema della disabilità e del mancato finanziamento integrale dei piani personalizzati è stato svolto da
Ombretta Armani e dalle mamme dell’associazione “Pensiero Felice”.

Spazio anche ai problemi dell’Ospedale Marino che nell’ultimo anno è stato costretto a lavorare a ranghi ridotti e rischia il declassamento, come sostenuto dal dottor
Paolo Sailis, ortopedico in servizio nel nosocomio algherese. Prima il mantenimento dei servizi esistenti, poi la realizzazione del nuovo ospedale: tutti concordi. La Dottoressa
Domenica Casu ha affermato che «se non si fanno passi avanti è solo per mancanza di volontà politica, non di risorse, visto che l’ospedale di San Gavino, 200 posti letto come quello algherese, ha già ottenuto dalla Regione le risorse necessarie. Una struttura moderna ed efficiente, razionale nell’organizzazione degli spazi, nell’utilizzo dei materiali e delle fonti energetiche, è il primo passo verso l’ottimizzazione delle risorse, siano esse professionali o finanziarie, nell’interesse degli operatori e degli utenti».
La professoressa
Silvia Serreli, docente di architettura, ha illustrato il piano di fattibilità del nuovo ospedale di Alghero. Il progetto prevede un nuovo ospedale integrato con la città, con la sua economia (anche sotto l’aspetto turistico) adatto anche a riqualificare la zona. Il nuovo ospedale, da realizzare in regione Taulera, conterrebbe 226 posti letto. «Così come la concezione più moderna di assistenza sanitaria, anche la nuova architettura ospedaliera – ha detto Silvia Serreli - mette al centro la persona e le sue relazioni con lo spazio esterno, sia nel pensare la struttura architettonica che la sanità. Ora c’è un’assistenza dispersa, è necessario polarizzare le strutture!».
I temi più prettamenti politici sono stati trattati da
Pier Luigi Caria e
Mario Bruno, rispettivamente componente della commissione sanità e capogruppo del pd in regione. Secondo Caria, la sanità di Alghero merita l’autogestione, avrebbe più risorse rispetto ad oggi: ha i numeri, le professionalità e le risorse adeguate. «Bisogna essere uniti e avere la consapevolezza che la sanità può migliorare, perché è un diritto di tutti i cittadini, siano essi di destra o di sinistra», così Mario Bruno ha sottolineato la necessità di servizi per i lungodegenti e per i post-acuti, in un contesto in cui la popolazione tende ad invecchiare, ma ad erogarli principalmente deve essere il servizio pubblico.

«Ci accorgiamo che nel pubblico ci sono meccanismi che fanno sì che le liste d’attesa si allunghino. E allora chi può permetterselo si rivolge al settore privato. E i poveri, che fanno?» Appello finale del capogruppo Pd all’unità del territorio: «per conquistare una sanità degna di questo nome e perfino il nuovo ospedale ci vuole unità, consapevolezza, solidarietà fra tutti i soggetti coinvolti. Mobilitiamoci, mostriamoci uniti nel chiedere il riconoscimento dei nostri diritti. Alghero deve svegliarsi. L’incontro di oggi genera ottimismo: le cose possono cambiare».
Nelle foto: Mario Bruno, Mario salis e Pier Luigi Caria