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Red 1 marzo 2011
Risultati controllo mitili | 2010
L´Istituto Zooprofilattico traccia un bilancio dei controlli sui mitili nel 2010 e rileva: «Il sistema di sorveglianza sanitaria funziona e i consumatori possono stare tranquilli. Ma a patto che si mettano a tavola prodotti di provenienza certa»
Risultati controllo mitili | 2010

SASSARI - «Le biotossine algali sono diventate una presenza costante nei nostri mari e rappresentano un rischio per la salute perché possono contaminare gli allevamenti di cozze, ostriche e arselle. Ma il sistema dei controlli funziona bene e i consumatori possono mettere a tavola prodotti sicuri». Questo il giudizio del Dipartimento di Igiene degli alimenti dell’Istituto Zooprfilattico della Sardegna che fa un bilancio dell’attività di controllo dei mitili nel 2010.

«Lo scorso anno abbiamo registrato cinque casi di contaminazione da biotossine algali negli allevamenti di molluschi della Sardegna – spiega il dottor Sebastiano Virgilio, responsabile del laboratorio di controllo -. Un dato in diminuzione, rispetto ai quattordici casi del 2009, che però non deve trarre in inganno perché ormai le biotossine sono una presenza costante nei nostri mari e proliferano anche in inverno». Le biotossine sono sostanze tossiche prodotte da particolari tipi di alghe marine arrivate in Sardegna alla fine degli anni Novanta. La loro diffusione è dovuta alla globalizzazione dei commerci navali che determina una migrazione delle specie algali marine da una parte all'altra della Terra.

Un nemico con il quale fare i conti, insomma, perché impossibile da eliminare. Bastano pochi milionesimi di grammo concentrati nei tessuti dei molluschi (grandi filtratori di acqua) per avere sintomi molto gravi: dalle gastroenteriti, alla paralisi respiratoria. Dato confermato anche a livello nazionale, perché lo scorso anno l'intossicazione da biotossine è salita al terzo posto tra le cause di rischio alimentare segnalate dall'Italia attraverso il sistema di Allerta Rapido Comunitario (RASFF).

«I numeri ci dicono che i rischi alimentari sono un problema serio non solo per la salute dell'uomo ma anche per l'economia – commenta il commissario dell'Istituto Zooprofilattico, Maria Assunta Serra. In Sardegna la mitilicoltura rappresenta una fonte di reddito molto importante e per questo il nostro Istituto lavora nel campo della sicurezza in un ottica di filiera. Infatti, i controlli cominciano negli allevamenti e proseguono nella vendita al dettaglio, così da garantire sicurezza ai consumatori e alimenti di qualità ai produttori».

Nella nostra regione il primo caso di contaminazione risale al 2002, quando nelle cozze del golfo di Olbia venne accertata la presenza di tossine del tipo PSP, le più pericolose. Da allora c'è stato un continuo aumento delle rilevazioni ma il sistema di prevenzione non è rimasto a guardare: «Da anni la Regione si è dotata di un innovativo Piano di sorveglianza e vigilanza che prevede due livelli di controllo – aggiunge il dottor Virgilio -. Il primo avviene negli allevamenti, il secondo nel circuito commerciale. E se gli esami dei nostri laboratori danno esito positivo, viene bloccata la raccolta delle cozze e i prodotti vengono ritirati dal commercio». Un «doppio step» realizzato insieme ai servizi Veterinari delle Asl e al servizio Prevenzione dell’assessorato regionale alla Sanità e che a ottobre del 2010 ha permesso il ritiro delle cozze contaminate provenienti dal Nord Adriatico.

«Questo dimostra che il sistema dei controlli funziona bene – conclude Sebastiano Virgilio – ma a patto che si consumino prodotti di origine certa, perché quelli venduti in nero o su banchetti improvvisati non rispettano nessun protocollo sanitario». E a nulla serve cucinare i molluschi perché le biotossine resistono al calore e possono far male lo stesso. La cottura, invece, è utile per eliminare i batteri, i parassiti e i virus, anche questi rilevati dagli esperti dell'Istituto Zooprofilattico nei mitili: da quello dell'epatite A (virus HAV) al Norovirus, responsabile di problemi gastrointestinali.



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