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Cor 13:28
Piano triennale per le demenze e l’Alzheimer
Il Piano individua le aree di intervento per il triennio 2024-2026 e dà mandato all’Azienda Regionale per la Salute di destinare le risorse necessarie alla sua implementazione sul territorio
Piano triennale per le demenze e l’Alzheimer

CAGLIARI - Prevenzione, diagnosi precoce, presa in carico tempestiva e omogenea sul territorio. Sono questi i cardini del nuovo Piano regionale triennale per le demenze e l’Alzheimer, approvato nell’ultima seduta della Giunta regionale della Sardegna. «In questo modo intendiamo dare una risposta concreta ai bisogni dell’età adulta. La prevalenza delle patologie neurodegenerative, come la demenza senile o l’Alzheimer, aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età», spiega l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi. «In una regione longeva come la Sardegna, questa percentuale si traduce in una prevalenza dell’8% sulla popolazione over 65, per un totale di 30.337 casi». Il Piano individua le aree di intervento per il triennio 2024-2026 e dà mandato all’Azienda Regionale per la Salute di destinare le risorse necessarie alla sua implementazione sul territorio.

«A disposizione ci sono 1 milione e 200 mila euro, provenienti dal riparto del Fondo nazionale per l’Alzheimer e le demenze, che saranno destinati da Ares alle attività dei Centri per i Disturbi Cognitivi e per le Demenze presenti nelle aree di competenza delle Asl, delle Aziende Ospedaliero-Universitarie di Cagliari e Sassari e presso l’Arnas Brotzu», aggiunge Bartolazzi. Il Piano, elaborato di concerto con il Tavolo tecnico regionale per il monitoraggio delle attività del Fondo per l’Alzheimer e le demenze e condiviso con tutti i nodi regionali del Sistema sanitario operanti nel settore, individua tre aree di intervento principali, volte ad affrontare specifiche criticità nella diagnosi e nella presa in carico dei pazienti con deficit neurocognitivo. «Innanzitutto — spiega Bartolazzi — è indispensabile il potenziamento della diagnosi precoce del cosiddetto disturbo neurocognitivo minore. La fase pre-demenza rappresenta lo stadio ideale per l’attuazione di trattamenti volti a prevenire o ritardare l’evoluzione della malattia. È noto, infatti, che l’adozione di sani stili di vita, il mantenimento di un buon livello di coinvolgimento sociale e relazionale, l’attenzione al benessere psicologico — anche attraverso training cognitivi — possono rallentare l’evoluzione della malattia».

«La seconda area di intervento riguarda la diagnosi tempestiva del cosiddetto disturbo neurocognitivo maggiore. Un numero consistente di pazienti arriva nei Centri in fase avanzata di demenza, cosa che non deve accadere», sottolinea Bartolazzi. «Per questo è necessario implementare un nuovo modello integrato, capace di coinvolgere tutti i servizi della rete e tutti i professionisti sanitari e socio-sanitari, a partire dal ruolo delle cure primarie. Pensiamo dunque di predisporre specifici programmi di formazione e aggiornamento per i medici di medicina generale, con particolare attenzione al riconoscimento dei sintomi sentinella, affinché i pazienti possano essere rapidamente indirizzati verso il Centro distrettuale più vicino. Qui potranno beneficiare di una valutazione neuropsicologica di secondo livello e di una diagnosi precisa, finalizzata all’assegnazione di una terapia mirata».



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