A.B.
13 aprile 2011
Lavoro: Sindacati valutano Piano straordinario
Le Segreterie regionali delle tre sigle sindacali sottolneano la necessità di monitorare lo stato di attuazione delle misure in essere di politica del lavoro

CAGLIARI - Le Segreterie regionali di “Cgil”, “Cisl” e “Uil”, nel valutare la proposta di Piano straordinario per il lavoro della Giunta Regionale, ritengono in via prioritaria di dover sottolineare la necessità di monitorare lo stato di attuazione delle misure in essere di politica del lavoro, al fine di dare efficienza ed efficacia alle azioni già programmate e di garantire celerità e capacità di attuazione ai nuovi strumenti.
Sarà necessario diverso tempo affinchè la ripresa economica inizi a creare effetti moltiplicativi e ricadute anche sulle economie regionali più deboli e quindi anche in Sardegna. A questo proposito, potrebbe svolgere un ruolo interessante la fiscalità di vantaggio a favore delle regioni dell’Unione Europea in ritardo di sviluppo (nel nostro Paese, il Mezzogiorno e le Isole), di cui si sta discutendo in questa fase. Si fa riferimento ad una bozza di decreto contentente un regime fiscale attrattivo europeo in favore, appunto, delle economie più deboli, su cui sarà necessario che anche la Regione Sardegna svolga una parte attiva, per evitare che lo strumento assuma caratteristiche generali anziché differenziali, tali cioè da non avvantaggiare soltanto le regioni con alti tassi di disoccupazione e scarsi livelli di crescita, ma anche altre realtà meno bisognose. Nel frattempo, quindi, per alleviare le sofferenze economiche e sociali, è sempre più fondamentale il ruolo che può svolgere il Piano straordinario per il lavoro.
Le tre sigle sindacali propongono di adottare misure di finanziamento di attività e di politiche per favorire la creazione di nuova occupazione nei settori produttivi e nei servizi pubblici e privati, con particolare riguardo ai giovani, alle donne e ai residenti nelle zone interne, al fine di contrastarne lo spopolamento; per favorire il reimpiego e la ricollocazione di soggetti svantaggiati, quali i lavoratori in mobilità o in cassintegrazione di lunga durata, con un apposito strumento operativo; per rafforzare le azioni di contrasto alla povertà; per elevare il livello di formazione scolastica e professionale individuando uno specifico strumento di supporto. Il macro-obiettivo da assumere è l’incremento netto degli occupati e l’aumento del tasso di attività nel sistema economico regionale e nei sottosistemi d’area vasta delle cosiddette zone interne, con riguardo specifico ai bilanci di genere e generazionale.
Considerati i limiti annui e complessivi delle risorse destinate al Piano, importanti ma insufficienti rispetto alla gravità della situazione economica e sociale dell’Isola, è opportuno ragionare sia in termini di azioni di sistema, che di azioni mirate di supporto alle politiche di sviluppo locale. Si tratta, cioè, di pensare a interventi che producano un effetto moltiplicatore delle risorse complessivamente mobilitabili attraverso la programmazione generale e che fungano da facilitatore, catalizzatore e volano per l’avvio o il rafforzamento di attività economiche e professionali. In ogni caso, è necessario predisporre adeguati strumenti di monitoraggio-vigilanza sul corretto utilizzo delle risorse ed una sede specifica di valutazione dei risultati in ragione di obiettivi quanti-qualitativi prefissati (per esempio, il numero di nuovi occupati nelle fasce d’età giovanili, di donne che entrano nel mercato del lavoro, di nuovi occupati altamente qualificati, di impiegati-reimpiegati in nuove iniziative di sviluppo locale nei “Pia”, negli Accordi di programma, nei contratti d’investimento di filiera e nelle attività indotte, ecc.). Diventa comunque condizione indispensabile all’avvio del piano dare stabilità e certezza agli uffici che si occupano di servizi per il lavoro, primi fra tutti i “Csl”, che dovranno essere gli attori principali impiegati in prima linea per rendere concrete gran parte delle misure del piano.
Si ritiene che rispondano a tali finalità misure variamente modulate e selettive che si possono classificare nelle seguenti aree d’intervento, assumendole anche in modo trasversale ad esse: incentivi e strumenti per l’inserimento lavorativo; sostegni agli investimenti ed all’innovazione; attività della Pubblica Amministrazione, opere cantierabili e lavoro precario; occupazione femminile e giovanile (misure specifiche); capitale di competenze e conoscenze (lotta dispersione scolastica-formativa); inclusione sociale (contrasto povertà e riduzione area svantaggio sociale); salvaguardia dell’occupazione, formazione continua; governance di Piano.
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