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Daria Chiappe 20 marzo 2014
Applausi a Elephant Man: tappe a Olbia e Sassari
In giro per la Sardegna l’opera teatrale di Giancarlo Marinelli, rivelatrice del vero animo umano, spesso nascosto dietro false apparenze. Oggi replica a Olbia, domani a Sassari
Applausi a <i>Elephant Man</i>: tappe a Olbia e Sassari

ALGHERO - Un uomo dall’animo puro intrappolato in un corpo deforme, trattato come una bestia ed esibito al mondo intero come un fenomeno da baraccone, sottratto poi alla malvagità del suo padrone e alla superficialità dei più da un medico, che pian piano gli restituisce dignità ed umanità. È questa la storia raccontata da “Elephant Man”, lo spettacolo di Giancarlo Marinelli andato in scena ieri (mercoledì 19 Marzo) sul palcoscenico del Teatro Civico di Alghero, come terzo appuntamento con la stagione di prosa della Cedac. Una storia tratta dall’opera omonima di Frederick Treves, (il chirurgo che salvò l’uomo elefante dalle torture dei freak show della Londra di fine Ottocento), già raccontata sul grande schermo da David Lynch ed ora trasformata in opera teatrale, pur conservando un linguaggio tipicamente cinematografico.

La narrazione infatti sembra procedere per sequenze, scandite dal continuo innalzarsi ed abbassarsi di un sipario nero interno, che tanto ricorda le dissolvenze d’apertura o in chiusura di un cinema ormai antico. Ma sembra essere articolata anche in più piani, dal momento che situazioni diverse si svolgono contemporaneamente sul palcoscenico, mostrando così delle azioni in profondità di campo ed altre in primo piano. Anche la dimensione del sogno, evocata attraverso l’utilizzo di una musica straniante e di luci in grado di distorcere l’immagine, sembra essere stata realizzata ispirandosi al cinema. Una struttura dunque sicuramente originale per il teatro, ma soprattutto funzionale a rendere visibili nello stesso momento realtà, personalità e morali differenti, così da illustrare l’ingiusta e consueta convivenza nel mondo, di buoni e cattivi.

Tra i primi, una nota di merito a parte va riconosciuta a Giorgio Lupano, capace di impersonare con grande abilità Joseph Merrick (l’uomo elefante), nonostante le difficoltà fisiche e verbali insite nel ruolo da protagonista, così come ad Ivana Monti, calata nei panni della severa, pungente, rigida, quanto comica ed intelligente capo infermiera del Royal London Hospital, nonché personaggio morale per eccellenza della piece. Meno entusiasmante invece l’interpretazione della Caprioglio, monocorde e poco espressiva, mentre un tantino lento si è rivelato il ritmo dello spettacolo durato quasi due ore e mezza.

Ciò che però sembra non aver deluso è la storia in sé, la quale continuerà ad essere raccontata in molteplici altri teatri sardi, a cominciare da quello di Olbia questa sera, per poi proseguire al Comunale di Sassari il 21 e il 22 Marzo e al Teatro del Carmine di Tempio domenica 23. Tanti così, potranno assistere all'allestimento di una storia di amicizia, che insegna «a preoccuparsi, non di ciò che serve, ma di ciò che a gran voce chiede di essere protetto e custodito»; una storia che insegna a non fermarsi alle apparenze, spesso ingannevoli e offuscanti di una bellezza interiore, ma soprattutto un racconto che da tempo tenta di comunicare quanto sia più proficuo occuparsi delle propria interiorità piuttosto che dell’effimera esteriorità, poiché è l’unica realmente in grado di trasformare chiunque in un uomo o in un mostro.

Nella foto: una scena dello spettacolo



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