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Daria Chiappe 29 marzo 2014
Il monologo di Marescotti emoziona Alghero
Attiva partecipazione del pubblico a La Fondazione, quarta rappresentazione teatrale del circuito di prosa della Cedac, andata in scena venerdì sera al Teatro Civico di Alghero. Risa, commozione ed applausi al vecchio solitario, interpretato da Ivano Marescotti
Il monologo di Marescotti <i>emoziona</i> Alghero

ALGHERO - Non è semplice costruire uno spettacolo che funzioni, capace cioè di trasmettere al pubblico i messaggi e le emozioni desiderate. Eppure “La Fondazione”, diretta da Valerio Binasco, interpretata da Ivano Marescotti su testo di Raffaello Baldini, andata in scena venerdì sera al Teatro Civico di Alghero, rappresenta una di quelle eccezioni che conferma la regola. Il pubblico in sala infatti è riuscito a cogliere e a distinguere perfettamente i momenti comici da quelli drammatici, accompagnandoli quindi al momento giusto da risa e serietà.

Tutto ciò, nonostante il vecchio protagonista, seduto su di un divano verde, in compagnia unicamente della sua solitudine, dei suoi disagi, delle sue angosce legate ad una vita ormai giunta al capolinea ed infine della sua amata roba, non abbia mai smesso di utilizzare l’ironia, anche se come rassicurazione di fronte alle proprie paure. Un ironia dunque ben dosata, non così eccessiva da ingannare il pubblico, ma anzi capace di sottolineare gradualmente un malessere, «un vuoto» interiore, così da trasformare via via il semplice riso, in riso amaro. Ecco dunque che se inizialmente gli spettatori hanno accompagnato con divertimento i tentativi di scavalcare il cumulo di roba presente in casa, i ricordi e le espressioni in dialetto bolognese del vecchio affetto da un disturbo simile alla disposofobia, subito dopo sono stati il silenzio, la commozione e la tenerezza a fare da sfondo ad una vita piena di niente.

Sì perché gli oggetti conservati in casa dall’anziano, a partire dai cartoni del panettone, dagli ombrelli, dai giradischi, dai tappi di bottiglia alla ringhiera del cancello del vicino, rappresentano per noi tutti, per la gente comune, il niente, tanto da spingere il regista a non mostrarli sul palcoscenico, allestito come l’interno di una casa apparentemente vuota, ad eccezione di un divano verde ed di una coperta a scacchi, ma in realtà piena di cose immaginabili e soprattutto preziose per chi le possiede. Importanti al punto da considerarle tutta la propria vita, da desiderare per esse una base sicura, una fondazione appunto «che coinvolga tutti: Comune, Provincia, Regione» perchè d'altronde « è un favore che fai alla società! È una cosa che va fatta. Anche i musei tengono la roba vecchia. Nessuno però lo capisce». E allora, di fronte a tanta indifferenza, al vecchio non resta che ordinare: «portate via tutto. Io non faccio niente, voglio solo guardare» e così la morte, sul finale, è presto annunciata.

Evidente a tal punto il disagio di un uomo contenuto all’interno di queste assurde parole, nelle quali si avverte però anche una sottile critica nei confronti di un materialismo diffuso, che porta a scambiare le cose per affetti, oltre che nei riguardi della perdita dei valori, soprattutto del rispetto e della cura verso il prossimo. Verità queste di fronte alle quali non si può più ridere, ma solamente prenderne atto, come effettivamente il pubblico ha fatto, lasciando l’eccellente Ivano Marescotti procedere senza interruzioni (a parte un telefonino che ha squillato in sala, distogliendo l’attore dalla sua performance e costringendolo ad improvvisare su chi « porta a teatro il telefonino»!) nel suo monologo, solo sul palcoscenico, per un ora e mezza. D’altronde come ridere di un uomo che a volte suona il citofono di casa nella speranza che qualcuno gli apra? Come non provare tenerezza per un individuo che desidera conservare una boccetta priva di inchiostro, perché con quell’inchiostro ha scritto la sua vita? Ed è proprio questo il merito che va riconosciuto a “La Fondazione”: l’essere riuscita a far riflettere su situazioni spesso derise, facendone emergere tutta la criticità e la serietà, servendosi specialmente della poesia insita in ogni gesto.

Nella foto: Ivano Marescotti in scena



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