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Marcello Simula 26 febbraio 2006
340.000 sardi sotto la soglia di povertà e 96.000 disoccupati
Durante il dibattito è stata identificata la “nuova povertà”, categoria presentata come “povertà fluttuante”: 60 % dell’utenza dei servizi sociali, la denominazione indica i cittadini che l’EURISPES chiama “poveri in giacca e cravatta”
340.000 sardi sotto la soglia di povertà e 96.000 disoccupati

ALGHERO - Affrontare il problema del disagio sociale in tutti i suoi aspetti: questo il tema della tavola rotonda dal titolo “Nuove e vecchie povertà: l’attesa del cambiamento”, organizzata dall’associazione culturale un’Isola. A fare gli onori di casa, in apertura dei lavori, è stato il consigliere regionale Mario Bruno. L’esponente di Ps ha presentato l’evento come primo passo verso la recezione della legge regionale 23, normativa che prevede la cooperazione stabile tra istituzioni e operatori del settore socio-assistenziale. Numerosi e carichi di argomenti, i vari interventi sono stati coordinati dal giornalista Giovanni Ibba e si sono protratti per tutta la mattinata di sabato, coinvolgendo operatori del settore, rappresentanti di associazioni ed esponenti di vari enti locali. I temi più ricorrenti sono stati quelli legati ai problemi dell’abitazione e del lavoro, affiancati dalle piaghe della solitudine e dell’emarginazione. Durante il dibattito è stata identificata la “nuova povertà”, categoria presentata come “povertà fluttuante”: 60 % dell’utenza dei servizi sociali, la denominazione indica i cittadini che l’EURISPES chiama “poveri in giacca e cravatta”. Si tratta di persone che chiedono aiuto con discrezione, senza farsi riconoscere, persone che si sentono umiliate e riconoscono con difficoltà il proprio stato di bisogno. Presentati inoltre i dati regionali, che parlano di 340.000 persone sotto la soglia di povertà, e 96.000 disoccupati. I numeri, preoccupanti per tutta l’isola, non fanno salva la città di Alghero, che registra inerme l’ampliarsi della forbice sociale tra sempre più ricchi e sempre più poveri. Davanti ai numeri sono state evidenziate le cause scatenanti di un disagio sempre più esteso, identificate nel costo della vita in costante aumento e nel mercato del lavoro caotico e selvaggio. Interessante, proprio in riferimento al mondo del lavoro, è stata una testimonianza spontanea da parte del pubblico, un caso personale che ha sottolineato le falle della legge 40 sul lavoro, legge riconosciuta come terreno fertile per un vero e proprio sfruttamento legalizzato dei lavoratori. Comune a tutti gli interventi, il richiamo alla costituzione di reti interorganizzative ha accompagnato l’incontro per tutta la sua durata: i vari relatori hanno infatti manifestato la necessità immediata di dare vita una cooperazione interistituzionale. Confermato dunque l’obiettivo condiviso da enti privati e pubblici: le parti chiamate in causa hanno fin’ora abbracciato volentieri la prospettiva di una collaborazione estesa che vedrebbe coinvolti gli operatori del settore a partire dall’analisi del territorio e dalla progettazione fino alla fase operativa vera e propria.

Nella foto Mario Bruno



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