Enrico Muttoni
13 ottobre 2014
L'opinione di Enrico Muttoni
Depuratore, la Provincia fa lo scaricabarile
La revoca dell'autorizzazione provinciale allo scarico dei reflui, intimata al depuratore fognario di Alghero aggiunge una nota surreale ad una situazione assai difficile da definire, nonostante l'abbondanza di aggettivi della lingua italiana. Va ricordato innanzitutto che l'impianto di trattamento, che lavora i liquami fognari cittadini, é una sorta di apparato digerente che ha l'obbligo di funzionare, ovvero di ricevere, sempre e comunque, ció che le fogne cittadine gli mandano. Poiché la struttura non puó trattenere nulla, cosa del resto impossibile dati gli elevati volumi, é obbligata a scaricare nel rio Filibertu tutto quanto riceve. Con una variante: quello che scarica puó essere di composizione conforme alla legge, oppure no.
A sovraintendere a questa attivitá depurativa, c'é la Provincia, la quale, a fronte di un'autorizzazione concessa al gestore (Abbanoa), riceve periodicamente i rapporti di analisi delle acque per i debiti controlli. Abbiamo visto che lo scarico ha due condizioni: a norma, o no. Se é a norma, ovviamente, tutto bene. Se non é a norma, la Provincia, ricevendo un rapporto di prova fuori specifica, ha l'obbligo di comunicarlo all'autoritá giudiziaria in quanto si configura il reato di inquinamento ambientale. Inizia quindi un iter di cui non ci interesseremo, dopo aver maliziosamente segnalato che gli impianti, in Sardegna come altrove, risultano sempre e comunque a norma. Quello
che ci interessa é il paradosso che ne consegue, e cioé che la vita
amministrativa e burocratica del depuratore é assolutamente indipendente da quella operativa: voglio dire che Provincia, Comune, magistratura, Arpas, Abbanoa, possono continuare a scambiarsi lettere, intimazioni, accuse, revoche, denunce e quant'altro mentre il povero impianto é costretto, senza alternative, a ricevere, trattare, e scaricare reflui.
E la autorizzazione allo scarico revocata nei giorni scorsi aggiunge paradosso a paradosso: perché il refluo risulta a norma, e certo l'impianto non puó scegliersi il punto di scarico.
Abbanoa, a mio modo di vedere, é sicuramente responsabile della qualitá dei reflui, ma quasi certamente non della scelta del punto di versamento.
L'unica valenza, quindi, della revoca, é la protezione che la Provincia fa di se stessa: ci sono guai? Fatti vostri: state scaricando senza autorizzazione! Tutto, in questa storia, é sconfortante. É stato allestito l'ampliamento del depuratore cittadino (l'impianto preesistente continua obbligatoriamente a funzionare) ricevendo i finanziamenti condizionati all'obbligo del riutilizzo dei reflui in agricoltura. In una zona dove l'acqua c'era, c'é, e ci sará senza
problemi: e data la crisi industriale a Portotorres, sará perfino
sovrabbondante. Il riutilizzo dei reflui é dunque un gesto criminoso: per
l'abbondanza di acqua piovana, perché lo sversamento é obbligatorio, continuo e inarrestabile, e per il danneggiamento delle colture. Le prove fatte hanno infatti dimostrato come i reflui rovinino i raccolti e, per soprammercato, intasino le tubazioni. E comunque si é visto come l'utilizzo di acqua riciclata, sia pure a norma, porti ad un crollo della qualitá dei prodotti.
A questo quadro desolante si aggiungono gli errori di progettazione, l'enorme consumo di energia elettrica per pompare i liquami da Alghero a San Marco, e soprattutto, la folle scelta del punto di scarico. Va spiegato che l'impostazione tecnica di un depuratore urbano é finalizzata alla produzione di un refluo che alteri il meno possibile il corpo recipiente: il mare, ove possibile, o un grosso corpo idrico, fiume o lago, dove l'acqua trattata si possa diluire "senza recare fastidio". Qui sta la malafede di chi ha proposto e approvato lo scarico nel rio Filibertu: perché nella situazione normale non é il torrente che diluisce il refluo, ma é il refluo a costituire, nelle lunghe
stagioni secche, la totalitá del flusso.(n.b. questa condizione é identica a quella del depuratore di Ottana, che versa nel Tirso).
Il consecutivo riempimento del Calich, e la marea gialla, sono il risultato e la manifestazione tangibile della incredibile superficialitá, incapacitá e irresponsabilitá di una classe dirigente. La quale non vede, non sente, non parla, ma si fa rieleggere, cambiando magari le facce, ma non i costumi, visto quello che si sta preparando con i reflui sassaresi nel Cuga. Che dá da bere ad Alghero, prima di sboccare nel Calich. Non sará chi scrive a dire perché, anche se un opinione ce l'ha, e come. Bastano i fatti finora raccontati, sperando ne seguano altri, possibilmente incisivi, che diano l'avvio ad una lenta, vera ma costosissima soluzione.
*Chimico
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