Enrico Muttoni
19 febbraio 2015
L'opinione di Enrico Muttoni
Quando l´acqua è bassa...
La Regione Sardegna ha di recente bocciato, tra le molte, la richiesta di un finanziamento per la riqualificazione della piscina comunale. Da utente, poco assiduo ma appassionato, della struttura esistente, qualche tempo fa ho avanzato l’ipotesi di un modesto investimento per la dotazione di impianti energetici per la produzione di corrente elettrica e, soprattutto, di acqua calda. Il principale problema della piscina comunale è ,infatti, la stagionalità: meno di tre mesi l’anno. Con il riscaldamento solare termodinamico, e quello fotovoltaico, la stagione potrebbe allungarsi di almeno altri due mesi. E con l’illuminazione notturna, prolungare l’orario giornaliero. Se poi si considerano le caratteristiche generali climatiche di Alghero, non è difficile arrivare alla conclusione che la piscina potrebbe essere fruibile per la maggior parte dell’anno, anche restando scoperta. Come avviene in moltissime vasche termali sparse su tutto il territorio nazionale, attrezzando un tunnel che accompagni i bagnanti dagli spogliatoi a bordo vasca.
Un piccolo investimento (relativamente: diciamo 100- 200 mila euro? Il costo di un appartamento medio nuovo) per capire se la struttura così attrezzata possa avere successo presso l’utenza, e programmare il futuro. Purtroppo le pubbliche amministrazioni ci hanno abituato al fatto che o un investimento è (multi)milionario, oppure non è. Se non si raggiungono, dunque cifre a sei zeri, la solerte intelligenza di molti funzionari, e dei loro politici di riferimento, non si mette in moto. E’ fin troppo inutile e noioso commentare con delle cattiverie questo fenomeno, e non lo farò. Sono convinto che chi non è in grado di gestire piccole somme, tanto meno lo è per le grandi. Questa considerazione segue quella per la quale, negli appalti pubblici, l’ammontare delle somme destinate individuano la classe dell’impresa che porta avanti i lavori. Col risultato che, per opere o servizi medio-grandi, le imprese hanno sempre sede sul continente (dove pagano le tasse). Non ho mai capito, per esempio, perché per asfaltare le piste degli aeroporti sardi, le aziende capocommessa debbano venire da fuori. E anche se ENAC, ENAV, il Ministero dei trasporti e la ribollente direzione dell’aeroporto venissero a dire che ci sono leggi, regolamenti e disposizioni in materia, continuerei a restare del mio parere; visto che la pista di Fertilia non è il pavimento della basilica di S. Pietro. Quale azienda, in queste condizioni, può stabilirsi e crescere in Sardegna? E perchè la Regione non fa nulla per cambiare questo stato di cose?
Niente finanziamenti, dunque, per la piscina comunale, che molti desideravano coperta, con le tecniche più varie. Ma la copertura migliore, ad Alghero, è quella del cielo, che d’estate scalda l’acqua senza bisogno o quasi di interventi esterni. Ciò che manca è, alla fine, è un’utenza assidua. Troppe volte ho nuotato da solo, ringraziando peraltro la fortuna, che mi metteva a disposizione tanto ben di Dio, ovvero tanto ben di sindaco. Ma il problema della promozione del prodotto è il vero nodo dell’economia sarda. Che si tratti di formaggio, di carciofi, di olio di oliva, di spiagge o di piscine, i sardi sono in grado di produrli o di averli, ma non di venderli al pubblico. In un film di qualche anno fa “La destinazione” , che consiglio a tutti di vedere, a un carabiniere di leva romagnolo viene dato un appuntamento “alla spiaggia”. E alla ragazza che lo porta lì lui dice: ma questa non è una spiaggia. Senza una balera, un parcheggio, un bar...
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