Raffaele Cadinu
25 febbraio 2015
L'opinione di Raffaele Cadinu
Col Piano del Parco la storia si ripete
Due amministrazioni fa, partecipai ad una delle riunioni pubbliche indette dal Comune inerenti la fase illustrativa del PUC di Alghero, e con grande disappunto scoprii che il Piano Urbanistico Comunale era, al pari di tutti i piani programmatici, formulato perseguendo tre concetti: l’Interesse, il Potere e la Sicurezza: le stesse basi della scuola del greco Tucidide, fondatore del Realismo. Negli interventi, attuati con i predetti concetti, che prevedono prescrizioni calate dall’alto, la Morale e il Diritto non esistono, poiché il confine tra le parti proponenti e quelle subenti le “nuove regole” non si trovano alla medesima “distanza”. Infatti lo “spazio” a disposizione di chi propone è di gran lunga più ampio di chi subisce la proposta.. Mi sono preso allora la briga di andare a curiosare la presentazione del Piano del Parco di Porto Conte, e la storia si è ripetuta...! come asseriva Tucidide 25 secoli fa. Il Piano mirabolante esposto dai benpensanti di turno è risultato palesemente a loro favore, l’Interesse infatti riguarda l’allargamento dei confini del Parco, comprendendo tutto il territorio a Nord di Alghero incluso addirittura l’aeroporto, come tutti possono verificare nel sito del Parco [LEGGI] così all’interno dei “nuovi confini” si può esercitare un “Potere” più ampio, garantendo la “Sicurezza” dei nuovi Capibastone, che di diritto acquisito, o forse preso, siederanno sulle nuove poltrone previste dal Piano stesso. La cosa solleva più di un dubbio e il primo è di come sia possibile ampliare i confini del Parco, stabiliti con Legge Regionale, mediante la predisposizione di un Piano attuativo, che per norma deve attenersi ai confini stabiliti dalla Legge Istitutiva!
Con la stessa curiosità mi sono letto gli altri documenti, scoprendo che il predetto Piano è stato predisposto da un fantomatico Ufficio del Piano, del quale non si conoscono ne nomi, ne cognomi e ne i titoli, ma appositamente istituito e coordinato dal Prof. Nicola Sechi, l’esperto di acque di vario tipo, comprese quelle della laguna del Calich che, nonostante la Sua competenza, continua nel Piano a chiamare Stagno in tutti i documenti redatti e pubblicati ma privi di firma. La cosa più che scientifica è ridicola, poiché nei vari atti allegati si possono leggere cose divertenti, delle quali non vengono riportate puntualizzazioni documentali. Una di esse riguarda l’ipotetico “secondo” canale del Calich, che qualcuno crede di individuare in prossimità dell’attuale rotatoria vicino al Palazzo dei Congressi. Tra le ipotesi di intervento risolutivo di “alcune problematiche” viene proposta infatti la riapertura del predetto canale, ma non viene riportato alcun documento storico che lo rilevi, ed in effetti non è mai esistito! A pagina 53 delle norme di attuazione [LEGGI] si cita infatti la riapertura del canale “già esistente nel passato”, asserendo con faciloneria e ridicolaggine, e soprattutto alla faccia di Bernoulli, che tale operazione possa “accelerare” il ricambio idraulico, come se il mare decida “sponte sua” di entrare solo da una parte e uscire solo dall’altra e attuare così il ricambio idrico della Laguna, che il Redattore del Piano continua a chiamare Stagno.
Certo mi pare incoerente che alla presentazione del Piano non sia stato presente il Redattore, poiché sarebbe stato corretto se avesse spiegato ai subenti, cioè ai cittadini delle borgate in primis, dei vincoli inderogabili che gli stanno per calare quasi di nascosto. Già oggi noi siamo costretti a predisporre una caterva di documenti per attuare una semplice recinzione o modificare una finestra. Per tali semplici interventi occorre infatti l’istruttoria dell’Ufficio Tecnico del Comune, dell’Ufficio del Paesaggio del Comune, di quello della Regione, della Soprintendenza ai Monumenti, delle simulazioni fotografiche, della ASL per il “Rapporto Aeroilluminante, della Forestale e adesso... si dovrà aggiungere anche quello dell’Ufficio Tecnico del Parco con piani del colore e quant’altro. Nelle norme di attuazione, [LEGGI] a pagina 90, viene ipotizzata la predisposizione di Piani Particolareggiati redatti dall’Ente Parco e dal Comune di Alghero. Così una ennesima istruttoria deve essere predisposta dal nuovo Ufficio (l’Ente Parco), poiché sino alla approvazione dei predetti Piani Particolareggiati, la disciplina degli interventi nelle unità urbane sarà regolata dal Piano del Parco, cioè dal “Potere” per tornare a Tucidide. Spero a questo punto solo una cosa, che la Gente delle Borgate chieda apertamente ai fautori di questo nuovo velenoso marchingegno burocratico senza capo e ne coda, quali siano i veri e concreti motivi che dimostrino la necessità di estendere una nuova tutela ambientale a terreni intensamente coltivati da oltre 60 anni, peraltro modificati totalmente ed irreversibilmente con le bonifiche.
Se sono stati privati delle loro peculiarità ambientali, morfologiche e naturali con la bonifica quale può essere il motivo di comprenderli dopo 60 anni nei confini di un Parco? L’Interesse forse è che un territorio di 1000 ettari richiede fondi di gestione per 1.000.000 euro e uno di 2000 ettari ne richiede il doppio…con il doppio del personale da impiegare in un ulteriore Ufficio Timbri (ricordate Totò?) e ulteriori 60 giorni di attesa per il …disbrigo della pratica…, con un ennesimo ufficio aperto al pubblico dalle 12 alle 13 e solo il martedì e il giovedì…., per nulla togliere agli altri uffici comunali, e farci imbestialire quando dobbiamo chiedere una informazione dopo ore di fila!! Una ultima considerazione la faccio per l’ulteriore vincolo potenzialmente conseguente, che è quello di allargamento delle aree SIC (Siti di Interesse Comunitario). Con l’apposizione di tale vincolo, qualsiasi intervento sia edilizio sia colturale da attuare, prevede la verifica di assoggettabilità a VIA, cosa questa nota ai benpensanti Relatori e Redattori, che però non risulta mai richiesta proprio per opere (depuratore San Marco e condotte di adduzione dei reflui ad esempio) incidenti direttamente sui beni come la laguna del Calich che ora, a buoi scappati, vogliono tutelare.
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